ABDEL-SAMAD: IL CORANO. Messaggio d’amore, messaggio di odio (Ed.Garzanti, 2018 – Euro18,50 )

Ogni volta che si affronta il tema dell’Islam immediatamente escono fuori due posizioni contrapposte, come se non fosse possibile effettuare una discussione abbastanza serena, senza il bisogno di demonizzare l’altra parte. Parlare dell’Islam porta subito ad affrontare il tema del suo libro sacro, il Corano, voce araba per “Recitazione” come Bibbia è voce greca per “Libri” e Vangeli, voce sempre greca, per “Annuncio”.

Le posizioni che si scontrano tendono a rimanere abbastanza rigide e chiuse in se stesse.

Da un lato ci sono i mussulmani conservatori che dicono che il Corano è un libro che parla di amore e di pace: citano dei versi del libro e si convincono di avere ragione.

Dall’altro lato ci sono i critici che invece sottolineano che nel Corano domina l’odio e la voglia di distruggere tutti coloro che sono fuori dalla religione diffusa da Maometto: anche questi citano dei passi ed effettivamente sembra che abbiano ragione. Curiosamente questi sono gli stessi passi che l’estremismo islamico rivendica a sé e al mondo per legittimare la guerra santa da loro intrapresa.

Non sono mussulmano, ma come liberaldemocratico sostengo che ognuno possa professare la religione che preferisce, mantenendo però separati l’aspetto politico e quello religioso. Mi farebbe piacere che questo avvenisse senza polemiche e serenamente e senza pretendere un incontro che inevitabilmente è impossibile. E’ impossibile cioè trovare una strada comune dentro le diverse religioni, ma può esserci un terreno comune al di fuori, che ne garantisca l’esistenza e la libertà: è su questo terreno, quello delle regole, che penso il dialogo.

Qui però sorge subito un grosso problema: mentre Bibbia e Vangeli sono libri umani che parlano di Dio, il Corano è un libro divino che parla degli uomini.

Il libro di Abdel-Samad è interessante perché non pretende impossibili condanne né impossibili trasformazioni, ricordando alcuni elementi che possono essere accettati senza compromettere minimamente i punti nodali della religione islamica.

Le sure furono rivelate a Maometto oralmente e il Profeta le diffuse allo stesso modo tra i suoi seguaci, assieme alla storia della propria vita. Non ci fu alcun documento scritto” (pag. 12). Fu Uthman (Othman), terzo dei califfi successori di Maometto, a raccogliere le narrazioni frammentarie del Corano in un corpus unico. La rivelazione dell’Arcangelo Gabriele a Maometto, comunemente accettata, risale a una biografia di Maometto fatta 130 anni dopo la sua morte e in ogni caso “Il Corano venne rivelato non in un mese, bensì in un periodo durato 22 anni tra il 610 e il 632 d.C. nelle due città di Mecca e Medina” (pag. 13).

Dentro l’Islam si sono avuti pensieri non univoci e non solo con la nascita dello Sciismo, che si presenta ancor più integralista, ma con versioni più aperte come con il Sufismo, o grazie a religiosi come Taha che chiedeva di procedere a una riforma, ma che fu giustiziato in Sudan come eretico nel 1985. In molti dentro l’ortodossia riconoscono comunque che il Corano ha molte facce, perché in esso si trovano indicazioni contrastanti e contemporaneamente sono molti gli aspetti che vengono affrontati.

 

Esiste una parte documentaria, una parte legislativa, una parte lirica, principi etici generali e versetti spirituali. Non c’è dubbio dunque che la sua composizione non solo non fu incisa nella pietra come le Tavole di Mosè, ma fu il risultato di un processo che vide coinvolti, nell’inserimento come nella sottrazione di paragrafi, sia Maometto sia altri personaggi importanti. Il fatto, che fu il risultato di un processo, ne rileva il carattere storico e per questo Abdel-Samad ritiene fondamentale contestualizzare il libro per potersi districare dentro le evidenti differenze presenti nel testo: queste differenze fanno sì che, per evitare di riconoscerne il carattere umano, si ottenga l’effetto opposto, quello per cui esso diventa strumento di individui o gruppi, che estrapolano le parti coerenti con i loro obbiettivi.

 

L’invito dello scrittore è quello di sottoporre a una analisi critica il testo seguendo alcune indicazioni che si trovano nello stesso Corano (es. Sura 2,44).

 

La proposta di Abdel-Samed è interessante perché fatta dall’interno della religione islamica e riconoscendone il valore, non è un Cavallo di Troia per distruggerla, al contrario è un modo per rivitalizzarla.

Egli ricorda che l’ordine dei vari passi del Corano non è di tipo cronologico, per cui ricostruirne la dinamica temporale dovrebbe rappresentare il punto di partenza per una revisione e un approfondimento.

L’analisi dello scrittore egiziano non è nuova e si basa sul fatto che la distinzione di quanto proposto da Maometto prima alla Mecca e poi a Medina comporta un diverso atteggiamento del profeta rispetto all’impegno comunitario.

Quando era debole e oppresso predicava la pace, la libertà e la convivenza, perché i deboli dipendono sempre dalla tolleranza altrui. Ma, una volta giunto al potere, dimenticò ciò che aveva predicato e adottò un tono aggressivo.” (pag. 70).

Alla Mecca questa comunità (i seguaci di Maometto) era ancora debole e oppressa: non avendo alcuna possibilità di difendersi con le armi, dovette arrangiarsi per sopravvivere. Lo scenario fu diverso a Medina, dove gli immigrati musulmani, sotto la guida di Maometto, costituirono un esercito forte e vittorioso. Di qui la mutata considerazione dell’uso della violenza…Le sure dell’ultimo periodo medinese inneggiano alla violenza” (pagg. 11-12).

Questo aspetto è chiarito facendo riferimento al testo.

Secondo il Sahih di al-Bukhari (hadith n.4329) la sura 9 fu l’ultima a essere rivelata. Pertanto viene considerata una sorta di manifesto nel manifesto…La sura inizia con l’abrogazione unilaterale di tutti gli accordi di pace stipulati in passato con i miscredenti…Al termine dei mesi sacri Maometto e i suoi avrebbero dovuto uccidere tutti gli infedeli “(pag. 101).

Il ricorso a un ragionamento filologico e cronologico permetterebbe di aprire nuove porte e nuovi ponti, come avvenne in campo cristiano durante l’Umanesimo ad esempio con la “Falsa donazione di Costantino”.

L’Islam recupererebbe il senso della propria fede e della propria missione evitando che singoli individui o gruppi si approprino di questa o quella parte del testo sacro.

Se si vuole considerare il Corano intoccabile, e giudicare qualsiasi critica nei confronti del testo come un attacco ai propri sentimenti, si aiutano involontariamente i fanatici che in nome del Corano uccidono e perseguitano i cristiani. Se invece si accetta di aprire il Corano alla critica e alla ricerca, allora, forse, c’è speranza di cambiare…Il Corano contiene due messaggi: l’amore e l’odio. Spetta solo ai mussulmani scegliere quale abbracciare. I terroristi credono di essere coraggiosi quando si fanno esplodere in nome di Allah, del Profeta e del Sacro Libro. Ma sarebbero molto più coraggiosi se smettessero di considerare il Corano intoccabile e universalmente valido” (pag. 198).

 

Il libro va letto per ricondurre la riflessione sull’Islam su un binario diverso da quello corrente, un binario in cui possano scorrere entrambi i treni. Non sarà facile entrare in quest’ottica e non solo da parte dei fedeli dell’Islam, ma anche da parte dei cristiani che indubbiamente in questo periodo storico sono i più colpiti per la professione della loro religione. Lasciando da parte le polemiche strumentalizzate per fini politici come quella relativa al c.d. popolo palestinese, esistono principi che possono garantire il libero esercizio della propria fede. Come messo in evidenza dall’autore con una quantità enorme di citazioni, nel Corano si può trovare di tutto, dall’esaltazione dell’amore all’odio più spietato. Non si tratta né di giustificare né di criminalizzare il Corano, ma questo è possibile solo cambiando prospettiva.

Ecco perché tra i numerosi libri che affrontano questo argomento il libro di Abdel-Samed  rappresenta un riferimento decisivo e non può rimanere nel silenzio delle nostre anime.