CHE COS’E’ L’OCCIDENTE? di P. Nemo (Ed. Rubbettino, 2009- orig. 2004) Euro 8 |
Pubblicato in italiano ben 5 anni dopo l’edizione originale francese è un libro che cerca di identificare le basi che permettono di identificare l’Occidente: è dunque un libro importante perché, nell’epoca del relativismo culturale, permette di riconoscere un’identità che è la nostra identità. Anche i più critici nei confronti dell’Occidente non possono negare i punti di riferimenti a cui il filosofo ci richiama e che in ogni modo ci caratterizzano. Riconoscere la propria identità è la base per la convivenza, il confronto, il dialogo: nessun sentimento o atteggiamento di tolleranza è possibile senza sapere chi siamo. Purtroppo assistiamo a una deriva che ha introdotto un virus nella nostra vita civile, essendo in molti pronti ad accogliere chi è diverso e prontissimi a flagellare il mondo a cui apparteniamo. Riconoscere la diversità è possibile solo se abbiamo un’idea di chi siamo, perché altrimenti “il diverso” da chi sarebbe diverso? Molti, soprattutto di fronte alle tematiche migratorie attuali, rivendicano il rifiuto del concetto di razza e l’uguaglianza in quanto persone: posizione debolissima dal momento che l’uguaglianza in quanto persone appartiene solo alla cultura liberaldemocratica, cioè -di nuovo- all’Occidente.
L’autore individua cinque episodi storici che caratterizzano “la morfogenesi” dell’Occidente: non si tratta di categorie assolute, ma di punti di riferimento che permettono di orientarci e di dare un senso a ciò che siamo.
Essi sono:
1)L’invenzione greca della città: la libertà sotto il ruolo della legge, della scienza e dell’educazione;
2)L’invenzione romana della legge: la proprietà privata, l’individuo e l’umanesimo;
3)La rivoluzione etica ed escatologica della Bibbia: giustizia e carità, tempo lineare, emergere della Storia;
4)La Rivoluzione Papale del Medio Evo (XI-XIII secolo) che, richiamando la ragione greca e la legge romana, inserisce l’etica biblica nella storia: Atene-Roma-Gerusalemme;
5)Le grandi rivoluzioni che hanno favorito la democrazia liberale: Olanda, Inghilterra, Stati Uniti, Francia, e poi il resto dell’Europa.
Non è possibile qui riassumere la storia dell’Occidente, per cui ricorderò i punti più interessanti proposti dall’autore.
1)IL MIRACOLO GRECO: CITTA’ E SCIENZA
- a) La dissoluzione del regno divino miceneo portò alla nascita di repubbliche,
- b) L’emergere dell’agorà, la pubblica piazza,
- c) Retorica e ragionamento nel confronto pubblico, fuori dal chiuso del palazzo reale,
- d) L’uguaglianza di fronte alla legge,
- e) Una religione diversa,
- f) La distinzione tra ordine naturale intoccabile e politica umana modificabile: physis /nomos.
Tutti conosciamo come questo universo completamente nuovo abbia prodotto la filosofia, l’arte classica, la scienza, la libertà, l’educazione. Non possiamo ignorare queste radici, di cui, seppur in forme ancora una volta nuove, siamo lo sviluppo.
2)IL CONTRIBUTO DI ROMA: DIRITTO PRIVATO E UMANESIMO
Rispetto alla Grecia che aveva inventato il concetto di legge, Roma ha rivoluzionato la nostra comprensione di uomo e di persona umana. Questo fu possibile perché Roma era divenuta uno stato cosmopolita. Il linguaggio del diritto andò sempre più allontanandosi dalle leggi civiche delle origini, basate sulla religione, assumendo le caratteristiche di astrattezza necessarie per riferirsi agli individui in quanto tali. Ed è questo carattere universale della legge naturale che si afferma in epoca repubblicana e giunge fino al VI sec. d.C. grazie al fondamentale Corpus Juris Civilis di Giustiniano. Nel Diritto Romano, ancora ai nostri giorni oggetto di esame all’Università, si ritrovano aspetti molto familiari: il diritto delle persone, il diritto delle cose, il diritto degli obblighi con tutti gli argomenti a noi comuni (matrimonio, famiglia, proprietà, usufrutto, acquisti, vendite ecc.).
Il Diritto Romano, separando il concetto di tuo dal mio, pone le basi della nozione di persona che raggiunge una dimensione senza paragoni rispetto alle precedenti culture e civiltà: uno che è libero, con una vita interiore e un unico destino, in breve un Ego. Sembra risalga a Cicerone l’uso moderno del termine persona che, come si sa, esprimeva la maschera in teatro, attribuendo così a ogni individuo la funzione di svolgere un particolare ruolo durante la vita.
Poi verrà il Cristianesimo, ma i semi dell’Umanesimo Occidentale sono stati gettati.
3)ETICA BIBLICA ED ESCATOLOGIA (senso ultimo)
E’ in gioco l’idea del cambiamento, della trasformazione e, in parole povere del Progresso. Questa idea era in qualche modo proposta dalle civiltà greca e romana, ma essa si afferma in modo chiaro e definitivo con la Bibbia e il Cristianesimo. “E’ l’etica giudeo-cristiana dell’amore, o compassione, che mette in moto le ruote del progresso storico, perché questa etica contribuisce a un nuovo modo di sentire la sofferenza umana… Chiamo ciò lo spirito di ribellione contro la normalità del male”. Ne consegue un’etica della responsabilità che mette di fronte a ognuno di noi la scelta del proprio destino: lottare contro il male, sforzarsi di superarlo va oltre la serenità del mondo pagano e questo è possibile solo se crediamo che il mondo del futuro possa essere differente dal mondo del passato. Dalla visione ciclica del mondo classico alla visione lineare del mondo giudaico-cristiano. Le culture non europee, compresa la religione islamica, sono prive di questa visione che ne provocherà ritardi e sconfitte.
Questo non vuol dire che il nuovo percorso porti al paradiso in terra, anzi si svolgerà attraverso numerose contraddizioni, flussi trasversali, intrecci e interconnessioni, ma l’idea di progresso ha dato un nuovo senso alla vita umana e sarà sempre più incorporata anche da altri mondi.
4)LA RIVOLUZIONE PAPALE
Questa parte è forse quella più discussa e suscettibile di discussione, ma, a partire da una rivalutazione del MedioEvo operata dalla storiografia contemporanea, offre comunque spunti interessanti. Nemo riconosce nell’azione di Gregorio VII un salto rispetto a quello che è chiamato comunemente “Alto MedioEvo”: si passa dall’attesa del ritorno di Cristo all’impegno del Cristiano nel mondo. Ora, come si sa, i cambiamenti non sono mai repentini, ma è vero che dopo l’anno 1000 muta l’atteggiamento culturale della Chiesa, preparando l’altra grande svolta dell’Umanesimo e del Rinascimento. Si può discutere sul peso di questa “rivoluzione papale” ma non c’è dubbio che dopo l’anno 1000 la Chiesa favorisca la nascita delle Università. Nelle Università si recuperano le conoscenze del passato, in particolare il Diritto, mentre si impone l’aristotelismo di San Tommaso che darà vita alla Scolastica, una visione impregnata di naturalismo, che sarà oggetto di critica solo molti secoli dopo. Già con Dante, e soprattutto Petrarca e Boccaccio, l’uomo diventa nuovamente protagonista. Le arti liberali del mondo classico, quelle del “trivium e del quadrivium” tornano ad essere un momento della preparazione intellettuale e il fervore intellettuale si diffonde a partire dalle Università in tutti i centri più importanti del Continente. Insomma, esiste un grande fattore positivo che, entrando nel contesto del tempo ed evitando ogni forma di anacronismo, deve essere riconosciuto: la riscoperta del valore dell’uomo dentro la storia e la società. Si può spostare questo evento ai secoli XV e XVI, ma si tratta sempre di una società cristiana che cambia radicalmente proprio a partire da Gregorio VII nell’XI secolo.
In conclusione il quarto snodo per quanto riguarda la sua essenza risulta confermato.
5)LA NASCISTA DELLA DEMOCRAZIA LIBERALE
In cosa consistono le istituzioni democratiche e liberali nate dopo secoli di conflitti e di intenso sviluppo culturale? Ecco l’elenco riportato dal filosofo:
Democrazia rappresentativa, suffragio universale (voto personale, libero e segreto), separazione dei poteri, un potere giudiziario indipendente, una amministrazione neutrale, meccanismi per la protezione dei diritti umani, tolleranza religiosa, libertà di ricerca scientifica, libertà accademiche, libertà di stampa, libertà di commercio, libertà del lavoro, diritti di proprietà privata e garanzia di onorare i contratti.
Il capitolo merita un’attenta lettura perché la maggior parte delle persone ignora tutto ciò e spesso cita, a sproposito, situazioni in cui la presenza di uno o due di quegli aspetti è esaltato come modello per regimi dittatoriali. Altro aspetto spesso dimenticato è che i paesi occidentali non hanno realizzato tutti quegli elementi insieme e che non si è trattato di un percorso lineare e semplice, ma che spesso ha richiesto tempo e sforzi non indifferenti. Dal punto di vista della democrazia liberale non esiste un sistema perfetto, tanto che ogni paese ha cercato di articolare quei principi talvolta/spesso in maniera differente: ed è questo continuo interrogarsi e confrontarsi che permette al sistema di migliorarsi in continuazione.
Il capitolo sviluppa altri aspetti che risultano connessi alla democrazia liberale e che permettono di comprendere meglio le dinamiche delle società moderne.
Innanzitutto il liberalismo economico che si integra in modo forte con il sistema politico liberaldemocratico, nonostante la storia ci abbia messo di fronte a svariati orizzonti, apparenti alternative: anche qui il carattere aperto della società ha permesso che tentativi anche fallimentari non facessero crollare il sistema.
Un altro aspetto importante colloca la riflessione ben integrata con lo sviluppo delle più attuali epistemologie: anche le società crescono e si trasformano, come gli elementi biologici, grazie a fenomeni di autorganizzazione, che danno vita a un ordine che non esisteva precedentemente né che è creato artificialmente da autorità esterne.
LE CONCLUSIONI (DEL LIBRO)
Come altri filosofi hanno messo in evidenza (ad esempio F. Savater) la cultura occidentale ha un carattere universale e non per etnocentrismo o cultura della superiorità, ma per i vantaggi evoluzionistici che le sue caratteristiche garantiscono e, forse soprattutto, perché “la sua pretesa è quella di universalizzare, rafforzando la singolarità del destino di ognuno, che è proprio ciò che tutti abbiamo in comune” (F. Savater).
I confini del mondo occidentale sono abbastanza chiari, anche se non tutti i paesi hanno vissuto le cinque tappe che abbiamo visto: esiste un nucleo e cerchi più o meno concentrici, con tempi e forme distinti. Infatti, per quello che sappiamo dei processi evolutivi, nulla è mai scontato e ciò che in un determinato contesto si è affermato in un altro contesto è risultato fallimentare. Ciò non toglie che l’orizzonte sia quello indicato dal filosofo, che concorda con diversi autori, tra i quali Jean Baechler, sul fatto che l’umanità stia convergendo verso una singola storia.
Orizzonte non vuol dire determinismo o necessità, ma possibilità.
Quali sono queste possibilità che vediamo oggi, possibilità che cerchino, dato lo sviluppo della società umana, di conciliare unità e diversità?
Nemo trova insufficiente il multiculturalismo in quanto ognuno gioca secondo le proprie regole e anche il “metissage” la cui ricerca del massimo comune denominatore impoverisce l’insieme.
Ancora meno realistico è il pragmatismo perché è ingenuo credere che le divisioni possano essere superate rimanendo silenziosi o lasciando irrisolti i conflitti sottesi.
Ed eccoci di fronte a un’altra possibilità: il dialogo tra civiltà.
Anche qui però occorre distinguere e riflettere.
Bisogna escludere il dialogo basato su negoziati politici, perché rischia di distruggere il meglio di ogni cultura, gli elementi di verità che ogni cultura ha rivelato. In ogni caso un generico dialogo correrà sempre sul filo dell’incertezza. Esistono nel mondo posizioni estreme difficilmente conciliabili, una per tutte, lasciando da parte i fondamentalisti, i mullah di Qom.
Molti si mostrano ottimisti e prendono per buone dichiarazioni di disponibilità offerte dai più incredibili soggetti, per ritrovarsi poi sempre più deboli. La buona volontà non è sufficiente perché un dialogo tra civiltà si realizzi: occorre che “ogni protagonista sia autenticamente se stesso”.
Questo messaggio sembra rivolto proprio all’Occidente che spesso sembra non riconoscere le proprie radici, presentandosi agli occhi degli altri completamente sminuito. Il libro offre in tal senso un importante punto di riferimento.