Finalmente siamo arrivati a una delle parole fondanti il politicamente corretto, diciamo una sua evoluzione che ne rappresenta lo sviluppo e gli esiti. Come tutti sanno “woke” si è imposto come la necessità di “stare svegli, stare all’erta” non nei confronti di possibili malattie, ma verso ingiustizie razziali e sociali. Non a caso si è diffusa a partire dal 2017 grazie al movimento Black Lives Matter, su cui avremo modo di spendere qualche parola.

 

Il movimento in questione è stato sfruttato dall’industria e si è diffuso grazie ai social media, ma essendo minato al suo interno da forti contraddizioni essenziali (come tutto ciò che si riferisce al politicamente corretto) non poteva che essere screditato: è infatti andato perdendo sempre più valore e riconoscimento. Prima però di parlare di questa sua inevitabile caduta vediamo i suoi elementi costitutivi e la sua debolezza strutturale.

Abbiamo visto in diversi capitoli il carattere di religione estremista che informa il politicamente corretto, qui mi riferirò a come il movimento woke professa questa religione.

La sua anima fondante è il dogma del peccato originale, peccato che è costitutivo di ogni occidentale, soprattutto bianco, che nasce con la colpa di razzismo, sessismo, omofobia. Non contano i suoi comportamenti né la sua responsabilità personale, perché il colore della pelle lo rende a priori colpevole e nulla può fare se non vivere una vita di sensi di colpa ed espiare autoflagellandosi. Questa autoflagellazione resa evidente dalla pretesa di far inginocchiare gli atleti prima della partita è necessaria come confessione e il rifiuto di partecipare a questo e agli altri riti (nastrini, segni rossi sul volto ecc.) è di per sé considerato blasfemia e colpa.

Poiché non siamo per fortuna ai tempi degli autodafé dell’Inquisizione terminati nel 1700, possiamo esprimere la nostra scelta e riconoscere le accuse generalizzate del wokismo come pesanti aggressioni offensive.

È curioso che coloro che si ergono contro le offese, implicite o esplicite, di presunti razzisti e sessisti si sentano liberi di ledere la dignità altrui, la dignità di coloro che non vogliono riconoscere come Verità Universale i dogmi woke. Tra l’altro evitando di operare riferimenti storicamente e geograficamente determinati e pretendendo sottomissione al dogma del peccato originale è impossibile discutere positivamente con queste persone. Ancora una volta ci troviamo nel più desolante semplicismo manicheo di tipo stalinista: se non sei con me sei contro di me e dunque farò di tutto per distruggerti e cancellarti.

L’ebreo nella Germania nazista (e purtroppo ancora oggi), il borghese (piccolo, medio o grande) nell’URSS, chi portava gli occhiali nella Cambogia comunista, gli studenti e i professori nella Cina comunista erano costretti alla cancellazione, in genere fisica e comunque della persona.

Il movimento woke (e il politicamente corretto in generale) si comportano allo stesso modo perché i presupposti sono gli stessi, cioè il fondarsi su principi e valori assoluti non emendabili né tanto meno discutibili. Per fortuna non viviamo in società totalitarie e dunque abbiamo gli strumenti di difesa e i vaccini che ci impediscono di essere sottomessi, anche se non risulta né facile né immediato.

E’ interessante notare gli esiti  di queste posizioni religiose estreme, come nel caso del movimento Black lives matter che ha prodotto saccheggi sistematici, l’impennata di violenze nei quartieri neri a danno della popolazione nera. Uno dei mantra di Blm è anche “Defund the police, cioè togliere fondi alla polizia, non migliorarla, in particolare nei quartieri di Portland e Seattle rimasti per mesi in mano ai manifestanti di Black lives matter (Blm) e senza polizia, zone dove il tasso di omicidi è schizzato alle stelle.

La cancellazione avviene anche con il discredito nei confronti di chi non si sottomette: molte persone negli Stati Uniti sono state licenziate per aver detto che, come slogan, avrebbero preferito All lives matter a Black lives matter (sorte toccata fra gli altri anche a un radiocronista della Nba). Per non parlare delle epurazioni nelle Università e nella stampa, di cui è stato protagonista anche il sovrastimato New York Times.

A proposito di Università è da ricordare la recente esperienza di Harvard, dove l’8 ottobre si è diffuso un movimento propalestinesi creato da ben 34 organizzazioni studentesche che osannavano la carneficina del giorno precedente ai danni di ebrei; l’8 ottobre quando ancora Israele non aveva reagito agli omicidi, alle torture, agli stupri di neonati, bambini, donne, anziani per un totale di 1200 vittime. Naturalmente il movimento in linea col wokismo ha violato i codici di condotta di Harvard, incoraggiato dalla mancanza di applicazione delle regole, e ha continuato con l’aggressività, l’intimidazione e il disturbo nei confronti degli studenti ebrei e israeliani e del corpo studentesco in generale

Il problema è più profondo e richiederebbe nuovi codici di comportamento, mentre le dimissioni della Rettrice cambiano poco. Il dogma antirazzista e femminista come voce di Dio ha generato dei mostri: gli antirazzisti si sono manifestati come i peggiori razzisti nei confronti degli ebrei, e le femministe, così pronte ad arrabbiarsi per una parola non condivisa, non hanno detto nulla contro gli stupri di massa operati dai non-bianchi, in questo caso i palestinesi.

Il Manifesto di Marx e il Libretto Rosso di Mao sono stati sostituiti dal Programma pubblicato dallUfficio per la diversità, l’equità, l’inclusione e l’appartenenza (Odeib), una specie di Direzione o Ministero della Verità. Il DEI è diventato lo strumento che garantisce i soprusi attraverso mistificazione e manipolazione delle parole: chi non è d’accordo con il sostegno alla diversità, con la garanzia dell’equità e con il perseguimento dell’inclusione? Ma qui si intendono cose deformate: non si sostiene la diversità DI ognuno, ma la diversità DAI BIANCHI; non si garantisce l’equità, perché si creano percorsi preferenziali a danno di persone meritevoli ma dal colore della pelle riprovevole (bianchi e asiatici in particolare); non si persegue l’inclusione, perché il punto di partenza è escludere i soliti gruppi.

La diversità coniugata con equità e inclusione è, come nella tradizione democratica, diversità di punti di vista, di politica, di etnia, di razza, età, religione, esperienza, contesto socioeconomico, identità sessuale, genere, educazione e altro ancora.

È proprio a questo punto che si rivela il carattere astratto, religioso, anacronistico e moralista del wokismo, perché la E di “equità” nel Dei riguarda l’uguaglianza dei risultati, non l’uguaglianza delle opportunità. È il paradosso di ogni movimento religioso che sostituisce la storia con la morale, i giacobini, i comunisti, gli ecologisti e ora i wokisti. Chi ha preteso l’eguaglianza nei risultati ha costruito dittature, terrore, gulag e campi di sterminio: l’eguaglianza delle opportunità al contrario si è rivelata positiva e costruttiva permettendo a milioni di svantaggiati di coprire il divario e raggiungere traguardi un tempo insperati. Purtroppo, questa ideologia va oltre il wokismo, perché fondata sul rifiuto della storia, come vediamo anche in Italia, ad esempio, con il già citato successo formativo che la scuola si impegna a garantire.

A questo punto vale la pena ricordare le parole più famose di Martin Luther King: “Ho un sogno: che i miei quattro figli piccoli vivano un giorno in una nazione in cui non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per il contenuto del loro carattere”.

Che abisso.

 Ciò che succede ad Harvard succede in moltissime università, ma il woke è ormai con l’acqua alla gola come riconosciuto da più parti sia negli Stati Uniti sia in Europa.

Punto di riferimento è la nuova costituzione della Pennsylvania University e che si può trovare all’indirizzo http://pennforward.com appoggiata da più di 1.200 docenti della Penn, di Harvard e di altre università.Essa parla di 1. Diversità intellettuale e apertura di pensiero; 2. Discorso civile; 3. Neutralità politica a livello amministrativo; 4. Neutralità istituzionale per l’inclusione; 5. Neutralità rispetto all’indagine scientifica; 6. Rispetto e tolleranza.

La reazione all’intolleranza wokista si vede sempre più, a dimostrazione che la democrazia è in grado di superare le malattie che la libertà può creare. Ecco alcuni esempi.

 a) California, patria del woke e della gender theory. Sette cittadini su dieci pensano che donna sia un essere umano di sesso femminile e che non si dovrebbero incoraggiare i bambini a decidere il proprio sesso.

Un recentissimo sondaggio realizzato da Women’s Liberation Front (WoLF) ha registrato un drammatico crollo del consenso alle gender identity policy (di 20 punti in media rispetto a un’identica rilevazione del 2020). Buon senso e semplice constatazione delle conseguenze di queste politiche soprattutto ai danni di donne e bambini.  “Proprio per questo” commenta WoLF “i transattivisti censurano e chiudono a qualunque dibattito sulla questione.

b) Disney avrebbe perso un miliardo di dollari a causa dei quattro recenti film woke: “Strange World”, prima pellicola Disney a tema Lgbt, ha incassato 72 milioni a fronte di un budget di 180; “Wish” negli Stati Uniti è stato un flop. L’inclusivity non fattura, la responsabile Latondra Newton ha lasciato l’azienda, mentre sono in corso licenziamenti di massa. Terrorizzato, il ceo Bob Iger ha invitato i creativi a “concentrarsi sull’intrattenimento, non sui messaggi”. In attesa di capirla anche qui.

c) In Francia, il giovane saggista Pierre Valentin, grazie al successo del suo libro “Comprendre la révolution woke” (Gallimard), ha dato il colpo di grazia a un movimento condannato alla marginalizzazione per via della sua radicalità e all’implosione in ragione della sua incoerenza.

d) Naufragio del Centro di ricerca antirazzista aperto a Boston da Ibrahim X Kendi, autore del bestseller “How to Be an Antiracist”: Licenziamenti in massa per i modesti risultati.

e) Generalizzato è l’effetto Bud Light, dal nome della birra americana che ha perso un terzo del suo fatturato dopo aver scelto un’influencer transgender in una delle sue pubblicità;

f) “Go woke, go broke”: il wokismo non paga più. Non solo la Disney, ad esempio per la stessa ragione (naufragio culturale), la celebre marca di lingerie Victoria Secret ha annunciato lo scorso ottobre che avrebbe rinunciato alla sua linea “inclusiva” che si basava soprattutto su modelle obese.

g) Il wokismo non fa più paura. Lo scorso febbraio, Hogwarts Legacy, il gioco su Harry Potter, è stato attaccato da un manipolo di attivisti transessuali con un odio insanabile verso l’autrice di Harry Potter, JK Rowling. Risultato: le percentuali di vendita del gioco sono state superiori del 256 per cento rispetto al previsto.

(Notizie tratte da un articolo del quotidiano francese Le figaro dell’8.1.24 tradotto per Il foglio da Mauro Zanon).

 

CONCLUSIONI

Il politicamente corretto, come stiamo vedendo, rappresenta la cornice ideologica che pretende in modo estremamente generico di stabilire cosa sia corretto nell’arena pubblica e cosa invece sia sbagliato, laddove lo sbaglio ha bisogno di essere condannato e dunque punito. Come abbiamo visto il politicamente corretto si fa avanti facendo forza sulla confusione comune tra valutazione morale e decisione politica: abbiamo chiarito come questa confusione è alla base di ogni regime totalitario. Le condanne nella Russia Sovietica avvenivano non perché erano stati compiuti dei reati concreti (es. uccidere, mettere bombe, organizzare attentati ecc.) ma perché l’accusato era controrivoluzionario.

La semplice cornice, il quadro di riferimento, di per sé non sarebbe sopravvissuta senza una sua articolazione che occupasse campi concreti della vita sociale; ecco, dunque, che il politicamente corretto fornisce una giustificazione ai movimenti di cui ci siamo occupati: dall’LGBTQI+ al #metoo al respect all’intersezionalità al #BalanceTonPorc al BlackLivesMatter alla cancelculture e per ultimo (in ordine alfabetico) al fenomeno woke.

Il risveglio di cui si parla non è altro che la declinazione moderna di quella educazione con cui soprattutto Marx e i suoi seguaci hanno cercato di spingere alla rivoluzione le masse ignoranti. È il risveglio dei tedeschi ariani contro la peste ebraica, il risveglio dei mussulmani contro l’Occidente, è il risveglio degli uomini coscienti contro la devastazione della natura operata dal capitalismo.

Insomma, niente di nuovo; tutto già visto.

È certo comprensibile il risveglio popolare che il frate Girolamo Savonarola nel 1400 con il seguito dei suoi Piagnoni predicava contro lussuria, ricchezza e corruzione, perché esprimeva un’insoddisfazione anche se in modo molto semplice e primitivo. Oggi che viviamo in una società complessa e con strumenti molto più articolati e diffusi ci troviamo di fronte a un Movimento, il politicamente corretto, che, come quello dei Piagnoni, incita al risveglio su basi moralistiche. “Pentitevi, peccatori”: il grido è lo stesso. E, come allora, la fine di quell’incitazione al risveglio fallì, perché privo di reali contatti con la realtà e dunque incapace di trasformarla. Allora il risveglio finì nel sangue, oggi, nella moderna e democratica società in cui viviamo, la fine è garantita dalle profonde contraddizioni delle varie forme del politicamente corretto e dalla sua incapacità di proporre reali trasformazioni. È finito il tempo delle jacqueries e delle rivoluzioni, giacobine comuniste, fasciste o islamiche. Nessun risveglio e nessuna rivoluzione. Trasformazioni e miglioramenti avvengono, come è sempre successo, in modo evolutivo, in un rapporto di continuità e rottura che nessun Deus ex-machina riuscirà a stravolgere. Il politicamente corretto, nelle sue articolazioni pratiche, sottrae il contributo di molti all’incessante processo con cui gli uomini da sempre cercano di migliorare le proprie condizioni.

Questo è il suo limite maggiore. Sarà necessario del tempo e molta distruzione di risorse materiali e umane, saranno necessari errori e incomprensioni, ma lentamente, speriamo non troppo, anche questa nuova ondata ideologica si sgonfierà. Non si tratta delle “magnifiche sorti e progressive” cui alludeva ironicamente Leopardi e neppure di Fede cieca nel Progresso, ma semplicemente del buon senso che ha dimostrato nel corso degli ultimi millenni di riuscire ad affermare la volontà di costruire sempre nuove e migliori condizioni di vita.

Costi e tempi non sono prevedibili ed è qui che ognuno di noi può dare il suo contributo.