L’antisemitismo nel mondo arabo si diffonde a partire dalla metà del 1800, anche come riflesso di quanto avveniva in Europa, ma con una annotazione particolare, immediatamente religiosa. Nel Nord Africa francese ad esempio gli ebrei godevano di privilegi maggiori dei mussulmani, così questa situazione era vissuta come un complotto contro i mussulmani.

I testi antisemiti europei furono tradotti in arabo e diffusi: nel 1899 il testo antisemita scritto da Rohling “The Talmud-Jew”, nel 1918 i Protocolli di Sion, fatti propri dal “Palestine Arab Congress” che nel 1921 li citano in un memorandum a Churchill: “Gli ebrei sono i più attivi promotori di distruzione in molti paesi”.

Ma l’antisemitismo colto non poteva raggiungere la grande massa analfabeta. Fu necessario un intervento rivolto ad essa: il gruppo che operò in tal senso fu quello nazista tra il 1930 e il 1945.

L’incontro tra Hitler e un giornalista egiziano nel 1933 lo portò tre anni dopo alla pubblicazione in arabo del Mein Kampf (trovato a Gaza nel 2024).

L’anno decisivo fu però il 1937 quando apparve il libro “Islam e Giudaismo”, in relazione a quanto avveniva a livello diplomatico. Nel luglio la Commissione inglese Peel aveva infatti proposto la divisione della Palestina sotto mandato britannico in un piccolo stato ebraico (20 %) e in uno più grande arabo.

Il movimento ebraico era d’accordo, mentre il mondo arabo era diviso tra una parte radicale guidata dal Muftì e una parte favorevole guidata da una famiglia importante, i Nashashibi. Questi ultimi fecero marcia indietro perché molti simpatizzanti nell’estate del 1937 furono aggrediti e uccisi. Le minacce del Muftì e dei suoi seguaci erano continue e i fautori della partizione venivano denunciati come traditori ed esposti al terrorismo: numerosi documenti trovati negli Archivi nazionali Britannici testimoniano questa situazione. La comunità araba viveva nel terrore di essere oggetto delle bande al soldo del Muftì che imperversavano in lungo e in largo.

Per la realizzazione pacifica del piano Peel occorreva deporre dalla sua carica il Muftì, gli inglesi provarono ad arrestarlo, ma lui riuscì a sfuggire e a trovare appoggio presso i Nazisti.

Fu proprio in questo anno che i Nazisti dettero un supporto attivo alla politica del Muftì. L’incontro tra gli emissari del Muftì e l’inviato tedesco Fritz Grobba avvenne a Bagdad: nessuno stato ebraico doveva sorgere e il fallimento della proposta di partizione poteva avvenire solo attraverso una grande rivolta.

Il 1° giugno 1937 il Ministro degli Esteri tedesco Von Neurath dichiarò che “La questione ebraica era uno dei più importanti problemi della politica estera tedesca”. Naturalmente la documentazione storica è possibile grazie all’apertura agli storici degli archivi occidentali, mentre gli archivi arabi risultano inaccessibili.

Già allo scoppio della guerra nel settembre 1939 i Fratelli Mussulmani in Egitto avevano ottenuto supporto anche economico per la propaganda antisemita dai nazisti (Ambasciata tedesca del Cairo e DNB, Ufficio per la Propaganda). Il movimento creato nel 1928 (i Fratelli Mussulmani) da Hassan al-Banna era naturale punto di riferimento per i nazisti per la propaganda antisemita  del Muftì. Nel 1936 ci fu il boicottaggio degli ebrei egiziani e tra il ’36 e il ’38 la campagna antiebraica portò i Fratelli da 800 a 200.000 aderenti.

Nuovi documenti di Archivio portati alla luce nel 2016 mostrano gli stretti legami tra la Germania Nazista e i Fratelli Mussulmani (Note on German suspects – Egypt). Si passò ben presto dal fornire denaro al fornire armi ed esplosivi per il terrorismo in Palestina. Nel 1937 un documento del Console tedesco a Beirut dichiara che, per far fallire il piano di partizione “L’unica via era (favorire) il terrorismo arabo per intimidire gli ebrei e fare pressioni sugli inglesi”.

Il testo fondamentale dell’antisemitismo arabo esce al Cairo il 18 agosto 1937: Islam e Giudaismo. A partire dall’Introduzione il libro dichiara l’odio islamico verso gli ebrei come una caratteristica che lega la storia di Maometto e la situazione contemporanea. Il gran Muftì aveva già negli anni tra il 1922 e il 1936 dichiarato che non era in gioco un problema regionale, quello della Palestina, ma la vita o la morte di uno dei due contendenti, Ebrei o Mussulmani. Il libro pubblicato al Cairo riprende questo concetto, lo diffonde e ne fa il cardine dell’attività dei buoni mussulmani.

1)Il problema non è dato dagli ebrei in Palestina, ma dall’ebreo in quanto tale;

2)Dal Corano si prendono solo le parti in cui Maometto si scaglia contro gli ebrei;

3)Il libro è rivolto, per la semplicità dei concetti e del linguaggio, alle masse arabe;

In sostanza l’antisemitismo arabo nasce e si diffonde molto prima della nascita di Israele.

La rivolta araba antiebraica del 1936 non ebbe nessuna giustificazione contingente, se non l’odio crescente verso gli ebrei instillato nelle masse arabe. Per far presa sulle masse arabe operarono in molti e attraverso molti mezzi; ad esempio il Congresso di Bouldan, a cui parteciparono 400 attivisti da tutti gli stati arabi, incitava alla lotta attraverso slogan antiebraici facilmente recepibili: si va dal tentativo degli ebrei di avvelenare il Profeta al loro tentativo di creare zizzania tra i mussulmani al fatto che gli ebrei sono servi di Satana e che tutti i traditori sono fratelli degli ebrei e a numerosi episodi che mostrano gli ebrei come nemici dell’Islam.

I Tedeschi si fecero carico della diffusione del libro e dei suoi concetti avendo compreso che le masse arabe sarebbero state sensibili all’odio religioso, mentre non avrebbero capito la questione razziale che si agitava in Europa. Da qui nasce anche l’idea di dar vita a una propaganda radiofonica. La diffusione avvenne anche in Europa dove esisteva una certa presenza islamica, come nei Balcani.

Esiste un hadith, quello per cui l’ora della resurrezione avverrà solo dopo la distruzione degli ebrei…che nascosti dietro alberi e pietre verranno svelati da questi che inviteranno i mussulmani a ucciderli.

La soluzione finale unisce Nazisti e Mussulmani.

Questo hadit non aveva avuto una grande presenza nei secoli precedenti, ma da questo momento in poi sarà uno dei più citati. Lo troviamo anche in discorsi istituzionali: nel 1968 presso la prestigiosa moschea al-Ahzar del Cairo, e ancora dalla più alta figura religiosa del Cairo, S. Tantawi, dal leader Hezbollah, persino dal Presidente turco Erdogan. Questo per citare alcuni importanti casi.