ISLAMIC ANTISEMITISM
Qui di seguito l’insieme degli articoli pubblicati sul mio sito che traggono spunto dal libro dello storico tedesco MATTHIAS KÜNTZEL: NAZIS, ISLAMIC ANTISEMITISM AND THE MIDDLE EAST (London Centre for the Study of Contemporary Antisemitism-ROUTLEDGE Taylor and Francis Group – LONDON AND NEW YORK) – 2024
Rielaborazione del tema, ma soprattutto una recensione del libro.
INDICE
1) L’ODIO
2) 1937: L’ANNO DI SVOLTA. L’ODIO ARABO SI FA TERRORE
3) 1939-1945: LA RADIO NAZISTA FOMENTA L’ODIO PER GLI EBREI E INCITA AL TERRORE
4) 1948: L’AGGRESSIONE ARABA CONTRO ISRAELE
5) IN NOME DELL’ISLAM
6) EPILOGO
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1) L’ODIO |
Cominciamo con Hamas e il suo Statuto approvato nel 1988. Vedremo così che l’odio contro gli ebrei e il desiderio del loro sterminio ha una lunga storia che collega le origini, Maometto e il Corano, con la realtà attuale. Non si vuole demonizzare il libro sacro, ma mettere in evidenza come dal VII secolo d.C. esista una linea continua che partendo da importanti capitoli del Corano (Sure e hadits) arriva fino ai nostri giorni e come questa catena di odio sia alla base di eventi criminali di cui non solo i palestinesi si rendono protagonisti.
Lo Statuto di Hamas:
Introduzione: “. La nostra battaglia con gli ebrei è molto lunga e pericolosa, e chiede la dedizione di tutti noi.”
Articolo 7: “Il Profeta – le preghiere e la pace di Allah siano con Lui – dichiarò: “L’Ultimo Giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno, e fino a quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra o l’albero diranno: O musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo nascosto dietro di me – vieni e uccidilo; ma l’albero di Gharqad non lo dirà, perché è l’albero degli ebrei” (citato da al-Bukhari e da Muslim)”.
Articolo 15: “Quando i nemici usurpano un pezzo di terra musulmana, il jihad diventa un obbligo individuale per ogni musulmano. Di fronte all’usurpazione della Palestina da parte degli ebrei, dobbiamo innalzare la bandiera del jihad. Questo richiede la propagazione di una coscienza islamica tra il popolo a livello locale, arabo e islamico. È necessario diffondere lo spirito del jihad all’interno della umma, scontrarsi con i nemici, e unirsi ai ranghi dei combattenti.”
Articolo 20: “Il nazismo degli ebrei se la prende anche con le donne e i bambini; terrorizza tutti. Questi ebrei rovinano la vita delle persone, rubano il loro denaro, e minacciano il loro onore.”
Articolo 22: Il nemico (Gli ebrei) ha programmato per lungo tempo quanto è poi effettivamente riuscito a compiere, tenendo conto di tutti gli elementi che hanno storicamente determinato il corso degli eventi…ha accumulato una enorme ricchezza materiale, fonte di influenza che ha consacrato a realizzare il suo sogno. Con questo denaro ha preso il controllo dei mezzi di comunicazione del mondo, per esempio le agenzie di stampa, i grandi giornali, le case editrici e le catene radio-televisive. Con questo denaro, ha fatto scoppiare rivoluzioni in diverse parti del mondo con lo scopo di soddisfare i suoi interessi e trarre altre forme di profitto. Questi nostri nemici erano dietro la Rivoluzione francese e la Rivoluzione russa, e molte delle rivoluzioni di cui abbiamo sentito parlare, qua e là nel mondo. È con il denaro che hanno formato organizzazioni segrete nel mondo, per distruggere la società e promuovere gli interessi sionisti. Queste organizzazioni sono la massoneria, il Rotary Club, i Lions Club, il B’nai B’rith, e altre. Sono tutte organizzazioni distruttive dedite allo spionaggio. Con il denaro, il nemico ha preso il controllo degli Stati imperialisti e li ha persuasi a colonizzare molti paesi per sfruttare le loro risorse e diffondervi la corruzione. A proposito delle guerre locali e mondiali, ormai tutti sanno che i nostri nemici hanno organizzato la Prima guerra mondiale per distruggere il Califfato islamico. Il nemico … ha fondato la Società delle Nazioni come strumento per dominare il mondo. Gli stessi nemici hanno organizzato la Seconda guerra mondiale, nella quale sono diventati favolosamente ricchi grazie al commercio delle armi e del materiale bellico, e si sono preparati a fondare il loro Stato. Hanno ordinato che fosse formata l’Organizzazione delle Nazioni Unite, con il Consiglio di Sicurezza all’interno di tale Organizzazione, per mezzo della quale dominano il mondo. Nessuna guerra è mai scoppiata senza che si trovassero le loro impronte digitali.
Articolo 32: “Perché lo schema sionista non ha limiti, e dopo la Palestina cercherà di espandersi dal Nilo all’Eufrate. Quando avrà digerito la regione di cui si è cibato, guarderà avanti verso un’ulteriore espansione, e così via. Questo è il piano delineato nei Protocolli degli Anziani di Sion, e il comportamento presente del sionismo costituisce la migliore testimonianza di quanto era stato affermato in quel documento… Quello che rimane da fare è un’azione continua da parte dei popoli arabi e islamici, e delle organizzazioni islamiche nel mondo arabo e musulmano, perché sono queste a essere meglio preparate per la prossima fase della lotta contro gli ebrei, i mercanti di guerre.”
Come si può vedere l’odio è esclusivamente religioso, mentre le motivazioni storiche risultano risibili.
Molti commentatori si sono convinti che il problema in Medio Oriente sia semplicemente politico e attribuiscono alla politica di Israele ogni colpa. Vedremo come l’odio contro gli ebrei risalga a molto prima del 1947 e sia una costante a partire dalla fondazione della religione islamica e dal suo libro sacro.
Prima però occorre smascherare il falso storico che soggiace alla situazione contemporanea. Rimando per un discorso più completo al mio articolo https://www.emiliosisi.it/2023/12/16/p-2-palestina-e-dintorni-politicamente-corretto-no-grazie/.
Qui riporterò i fatti salienti.
I palestinesi vorrebbero uno Stato palestinese e accusano Israele di opporsi. La storia dice l’opposto.
Nel 1947 l’ONU decise di sostituire il mandato britannico con due stati, uno ebraico e uno arabo (notare che ancora non si parla di palestinesi). Nel 1948 alla nascita di Israele 5 stati arabi attaccarono Israele convinti di poterlo annientare; persero e dovettero ritirarsi, comunque controllando Gerusalemme Est (Giordania) e Gaza (Egitto).
Lasciamo da parte gli ulteriori tentativi del 1956, 1967 e 1973; arriviamo a Oslo nel 1993 per cui Rabin e Arafat ricevettero il Premio Nobel per la Pace. Esso prevedeva la nascita di uno Stato palestinese con la restituzione del 97% della Cisgiordania che Israele controllava dopo la guerra del 1967. Israele, paese democratico, attraverso il Parlamento, approvò, mentre il Movimento Palestinese si oppose, perché il suo obbiettivo era distruggere Israele, cancellarlo dalla faccia della terra. Anche oggi molte anime belle continuano a parlare di Stato palestinese, ma mentre in Israele si è possibilisti lo slogan dei Palestinesi è “dal fiume al mare” cioè dal Giordano al Mediterraneo, dove per l’appunto esiste Israele.
Il fatto più grave è che manifestazioni in Occidente parlano di diritto dei palestinesi a uno stato mentre gridano “dal fiume al mare”.
Sempre a livello storico va ricordato che in Israele vivono quasi 2 milioni di arabi con pieni diritti civili, mentre nei paesi arabi la situazione è la seguente: in Giordania, Arabia Saudita, Siria non ci sono più ebrei; in Irak quattro, in Egitto 10, in Libano 100 e in Iran 8.300: fino a pochi decenni fa erano numerosi e la loro presenza datava secoli.
Quindi parlare di apartheid e genocidio risulta ridicolo, oltre che antistorico.
Ridicolo e antistorico se si guarda alla teoria e agli eventi dipesi da questa teoria. Lasciamo da parte l’Iran che con il suo leader Ahmadinejad ha dichiarato ufficialmente la volontà di annientare Israele con l’atomica e ripercorriamo la storia dell’Islam soprattutto nei paesi arabi e nel Medio Oriente. Naturalmente diverse sono le situazioni geostoriche, ad esempio sebbene l’Indonesia sia un paese mussulmano sunnita ed esistano componenti radicali, soprattutto a Sumatra, la storia è diversa.
Cominciamo con il Corano.
Come ha spiegato H. Abdel-Saman nel suo libro” Il Corano: messaggio di odio, messaggio d’amore” da me recensito (https://emiliosisi.it/2022/04/08/h-abdel-samad-il-corano-messaggio-damore-messaggio-di-odio/) si possono rintracciare due periodi diversi nei riferimenti storici proposti dal Corano: “Quando era debole e oppresso predicava la pace, la libertà e la convivenza, perché i deboli dipendono sempre dalla tolleranza altrui. Ma, una volta giunto al potere, dimenticò ciò che aveva predicato e adottò un tono aggressivo” (pag.70).
Detto questo le parti in cui gli ebrei sono presentati come bestie da combattere sono molto più numerosi degli altri e qui ne riporto alcuni esempi:
Sura 3, v.112: L’infamia li colpirà (gli ebrei) ovunque si trovino.
Sura 7, v.167: E il tuo Signore annunciò che avrebbe inviato contro di loro qualcuno che li avrebbe duramente castigati fino al Giorno della Resurrezione.
Sura 5, v.60: Coloro che Allah ha maledetto, che hanno destato la Sua collera e che ha trasformato in scimmie e porci.
Sura 5, v.82: Troverai che i più acerrimi nemici dei credenti sono i giudei e i politeisti.
Non è nostro interesse criticare il libro sacro islamico, ma mettere in evidenza il fatto che i movimenti arabi in Medio Oriente fino ad Hamas fanno riferimento a questi passi per instillare l’odio verso gli ebrei e istigare la popolazione allo sterminio. Gran parte del 1900 va in questa direzione con l’accentuazione degli anni ’30 quando si ebbe una collaborazione strettissima tra la maggior parte del mondo islamico, rappresentata dal Gran Muftì di Costantinopoli, e il Nazismo, uniti dal comune sentimento antisemita e dalla volontà di distruggere il popolo ebraico.
Non c’è dubbio che l’antisemitismo moderno nasce in Europa e precisamente in Germania, ma ben presto si diffonde in tutta Europa (affare Dreyfus in Francia e i falsi Protocolli di Sion in Russia): di fronte alla crisi del 1873 gli ebrei diventano il capro espiatorio e la situazione, come si sa, arrivò al capolinea con l’azione nazista che dette vita alla Shoa.
Il mondo arabo sottomesso ai Turchi fino al 1918 fece propria l’ideologia antisemita a partire dal primo esodo in Palestina dall’Europa orientale alla fine del 1800, con una differenza rispetto all’antisemitismo europeo perché mentre questo ne faceva un problema di razza, gli arabi ne fecero un problema religioso.
Protagonista decisivo di questo odio fu Amin El-Hussein- Muftì di Costantinopoli. Già negli anni ’20 fece circolare la voce che gli ebrei volevano distruggere i luoghi sacri all’Islam che si trovavano a Gerusalemme invitando il popolo mussulmano a insorgere. Seminando odio nel 1929 fece pubblicare false foto di un incendio alla Moschea e come reazione ci fu il massacro di Hebron: 133 morti e 339 feriti.
Il mondo mussulmano non era unito ma nel 1931 la General Islamic Conference diffuse il verbo del Muftì che fu eletto Presidente contro uno più moderato.
La propaganda continuò fino al 1945 avvalendosi, come vedremo, dei contributi nazisti sia in denaro sia in armi, ma soprattutto con un’emissione radio in arabo da Berlino il cui tema principale era la lotta contro gli ebrei, lotta che univa Hitler al Mufti. Tenuto conto del basso livello di alfabetizzazione della popolazione araba la propaganda fece presa. Nel 1948 quando Gerusalemme Est passò sotto controllo giordano (fino al 1967) furono distrutte scuole, sinagoghe, cimiteri ebrei. Gli ebrei non potevano pregare al muro del pianto.
Dal 1967 Gerusalemme Est tornò sotto controllo di Israele che permise le preghiere agli islamici, mentre i leader arabi dichiaravano che Gerusalemme non era luogo sacro ebreo. In queste falsità storiche che nessun archeologo avrebbe mai sottoscritto si distinguono leader palestinesi come Arafat e Abbas, che in molteplici dichiarazioni affermarono che Gerusalemme è luogo sacro solo per arabi-mussulmani e cristiani, ma non per gli ebrei. Non solo ma da più parti si è anche proceduto a negare l’Olocausto.
Sempre più si parla di “Antisemitismo islamico”, perché è una variante che si basa sull’odio religioso per gli ebrei che risale al VII sec. sviluppando tutto il potenziale di odio che la religione islamica ha dentro. È di fatto una guerra di religione, come dimostrano tre caratteristiche fondamentali:
- Ideologia del martirio e fede nel Paradiso.
- Nazione mussulmana contro gli ebrei.
- La presenza degli ebrei è la presenza di Satana, nessun ebreo rimarrà vivo: solo così l’umanità potrà vivere in pace.
L’ammirazione per Hitler e Rommel e l’odio per gli ebrei erano radicati prima della fondazione di Israele e dopo il 1945 il mondo arabo fu l’unico a guardare al Nazismo con orgoglio e non con vergogna.
Nei prossimi capitoli svilupperemo in forma analitica quanto qui evidenziato sinteticamente come introduzione.
2) 1937: L’ANNO DI SVOLTA. L’ODIO ARABO SI FA TERRORE |
L’antisemitismo nel mondo arabo si diffonde a partire dalla metà del 1800, anche come riflesso di quanto avveniva in Europa, ma con una annotazione particolare, immediatamente religiosa. Nel Nord Africa francese ad esempio gli ebrei godevano di privilegi maggiori dei mussulmani, così questa situazione era vissuta come un complotto contro i mussulmani.
I testi antisemiti europei furono tradotti in arabo e diffusi: nel 1899 il testo antisemita scritto da Rohling “The Talmud-Jew”, nel 1918 i Protocolli di Sion, fatti propri dal “Palestine Arab Congress” che nel 1921 li citano in un memorandum a Churchill: “Gli ebrei sono i più attivi promotori di distruzione in molti paesi”.
Ma l’antisemitismo colto non poteva raggiungere la grande massa analfabeta. Fu necessario un intervento rivolto ad essa: il gruppo che operò in tal senso fu quello nazista tra il 1930 e il 1945.
L’incontro tra Hitler e un giornalista egiziano nel 1933 lo portò tre anni dopo alla pubblicazione in arabo del Mein Kampf (trovato a Gaza nel 2024).
L’anno decisivo fu però il 1937 quando apparve il libro “Islam e Giudaismo”, in relazione a quanto avveniva a livello diplomatico. Nel luglio la Commissione inglese Peel aveva infatti proposto la divisione della Palestina sotto mandato britannico in un piccolo stato ebraico (20 %) e in uno più grande arabo.
Il movimento ebraico era d’accordo, mentre il mondo arabo era diviso tra una parte radicale guidata dal Muftì e una parte favorevole guidata da una famiglia importante, i Nashashibi. Questi ultimi fecero marcia indietro perché molti simpatizzanti nell’estate del 1937 furono aggrediti e uccisi. Le minacce del Muftì e dei suoi seguaci erano continue e i fautori della partizione venivano denunciati come traditori ed esposti al terrorismo: numerosi documenti trovati negli Archivi nazionali Britannici testimoniano questa situazione. La comunità araba viveva nel terrore di essere oggetto delle bande al soldo del Muftì che imperversavano in lungo e in largo.
Per la realizzazione pacifica del piano Peel occorreva deporre dalla sua carica il Muftì, gli inglesi provarono ad arrestarlo, ma lui riuscì a sfuggire e a trovare appoggio presso i Nazisti.
Fu proprio in questo anno che i Nazisti dettero un supporto attivo alla politica del Muftì. L’incontro tra gli emissari del Muftì e l’inviato tedesco Fritz Grobba avvenne a Bagdad: nessuno stato ebraico doveva sorgere e il fallimento della proposta di partizione poteva avvenire solo attraverso una grande rivolta.
Il 1° giugno 1937 il Ministro degli Esteri tedesco Von Neurath dichiarò che “La questione ebraica era uno dei più importanti problemi della politica estera tedesca”. Naturalmente la documentazione storica è possibile grazie all’apertura agli storici degli archivi occidentali, mentre gli archivi arabi risultano inaccessibili.
Già allo scoppio della guerra nel settembre 1939 i Fratelli Mussulmani in Egitto avevano ottenuto supporto anche economico per la propaganda antisemita dai nazisti (Ambasciata tedesca del Cairo e DNB, Ufficio per la Propaganda). Il movimento creato nel 1928 (i Fratelli Mussulmani) da Hassan al-Banna era naturale punto di riferimento per i nazisti per la propaganda antisemita del Muftì. Nel 1936 ci fu il boicottaggio degli ebrei egiziani e tra il ’36 e il ’38 la campagna antiebraica portò i Fratelli da 800 a 200.000 aderenti.
Nuovi documenti di Archivio portati alla luce nel 2016 mostrano gli stretti legami tra la Germania Nazista e i Fratelli Mussulmani (Note on German suspects – Egypt). Si passò ben presto dal fornire denaro al fornire armi ed esplosivi per il terrorismo in Palestina. Nel 1937 un documento del Console tedesco a Beirut dichiara che, per far fallire il piano di partizione “L’unica via era (favorire) il terrorismo arabo per intimidire gli ebrei e fare pressioni sugli inglesi”.
Il testo fondamentale dell’antisemitismo arabo esce al Cairo il 18 agosto 1937: Islam e Giudaismo. A partire dall’Introduzione il libro dichiara l’odio islamico verso gli ebrei come una caratteristica che lega la storia di Maometto e la situazione contemporanea. Il gran Muftì aveva già negli anni tra il 1922 e il 1936 dichiarato che non era in gioco un problema regionale, quello della Palestina, ma la vita o la morte di uno dei due contendenti, Ebrei o Mussulmani. Il libro pubblicato al Cairo riprende questo concetto, lo diffonde e ne fa il cardine dell’attività dei buoni mussulmani.
1)Il problema non è dato dagli ebrei in Palestina, ma dall’ebreo in quanto tale;
2)Dal Corano si prendono solo le parti in cui Maometto si scaglia contro gli ebrei;
3)Il libro è rivolto, per la semplicità dei concetti e del linguaggio, alle masse arabe;
In sostanza l’antisemitismo arabo nasce e si diffonde molto prima della nascita di Israele.
La rivolta araba antiebraica del 1936 non ebbe nessuna giustificazione contingente, se non l’odio crescente verso gli ebrei instillato nelle masse arabe. Per far presa sulle masse arabe operarono in molti e attraverso molti mezzi; ad esempio il Congresso di Bouldan, a cui parteciparono 400 attivisti da tutti gli stati arabi, incitava alla lotta attraverso slogan antiebraici facilmente recepibili: si va dal tentativo degli ebrei di avvelenare il Profeta al loro tentativo di creare zizzania tra i mussulmani al fatto che gli ebrei sono servi di Satana e che tutti i traditori sono fratelli degli ebrei e a numerosi episodi che mostrano gli ebrei come nemici dell’Islam.
I Tedeschi si fecero carico della diffusione del libro e dei suoi concetti avendo compreso che le masse arabe sarebbero state sensibili all’odio religioso, mentre non avrebbero capito la questione razziale che si agitava in Europa. Da qui nasce anche l’idea di dar vita a una propaganda radiofonica. La diffusione avvenne anche in Europa dove esisteva una certa presenza islamica, come nei Balcani.
Esiste un hadith, quello per cui l’ora della resurrezione avverrà solo dopo la distruzione degli ebrei…che nascosti dietro alberi e pietre verranno svelati da questi che inviteranno i mussulmani a ucciderli.
La soluzione finale unisce Nazisti e Mussulmani.
Questo hadit non aveva avuto una grande presenza nei secoli precedenti, ma da questo momento in poi sarà uno dei più citati. Lo troviamo anche in discorsi istituzionali: nel 1968 presso la prestigiosa moschea al-Ahzar del Cairo, e ancora dalla più alta figura religiosa del Cairo, S. Tantawi, dal leader Hezbollah, persino dal Presidente turco Erdogan. Questo per citare alcuni importanti casi.
3)1939-1945: LA RADIO NAZISTA FOMENTA L’ODIO PER GLI EBREI E INCITA AL TERRORE |
I libri e gli opuscoli, come i Congressi, servirono a educare all’antisemitismo le classi dirigentI, ma per poter coinvolgere le masse arabe, in genere non alfabetizzate, era necessario procedere con strumenti diversi. Ai nazisti è stato riconosciuto da tutti un ruolo decisivo nell’aver compreso l’importanza della propaganda attraverso i mass-media, così fecero anche in Medio Oriente, dove l’antisemitismo fu disseminato nel mondo islamico attraverso numerose trasmissioni in arabo, farsi, turco e hindi. Mentre Radio Londra e Radio Berlino operavano per informare e tenere alto il morale delle popolazioni i cui paesi erano in guerra, qui si trattava di puntare sulla rivalità islamica nei confronti degli ebrei fomentando l’odio. In Europa si procedeva alla “soluzione finale” per motivi razziali, in Medio Oriente si puntava sull’aspetto religioso.
Le trasmissioni in arabo iniziarono il 25 aprile 1939 e terminarono il 26 aprile 1945: il pubblico arabo le ascoltava in massa nei caffè dei villaggi. Chi aveva chiesto l’intervento tedesco era stato un anno prima Said Imam, un associato del Muftì. Le trasmissioni partivano da un paese a Sud di Berlino che dette il nome alla Radio, Zeesen, e si caratterizzò subito per una veemente attività aggressiva contro gli Ebrei, tanto da accusare chi aveva una visione più conciliative, come il clan della famiglia Nashashibi, di ricevere denaro dagli ebrei, di soggiornare in case ebraiche e di complottare con gli ebrei contro gli arabi. Le trasmissioni gestite da noti intellettuali arabi venivano ulteriormente diffuse da altre radio locali. I tedeschi si convinsero che il modo migliore per coinvolgere il mondo arabo era quello religioso e così ogni trasmissione iniziava con la recita di versetti del Corano e particolare attenzione veniva rivolta alle Festività religiose islamiche. Lo scontro con l’Occidente era su basi religiose e gli Ebrei erano considerati i padroni dell’Occidente.
Le trasmissioni radio erano un punto centrale della strategia tedesca, come ricordano le direttive naziste: “Questa guerra avrà termine con una rivoluzione mondiale antisemita e la distruzione degli Ebrei in tutto il mondo”. Il loro obbiettivo era quello di preparare le società Mussulmane a commettere un completo omicidio di massa.
Alcuni esempi delle trasmissioni.
Agosto 1942: “Gli Ebrei sono microbi. Come sanguisughe si attaccano a un Paese, ne succhiano il sangue, lo saccheggiano, lo derubano e perseguono le loro attività sovversive”.
All’apertura del Centro Islamico a Berlino il 23 dicembre 1942 Amin el-Hussein, il Muftì, dichiara “Ogni mussulmano sa che l’animosità ebrea verso gli arabi risale alle origini dell’Islam…(gli Ebrei) hanno ferito il Profeta e gli hanno creato molte difficoltà…per questo il Corano dice ‘Gli Ebrei sono i nemici più grandi della nostra fede’ Gli Ebrei sono gli stessi ai tempi del Profeta come nei secoli successivi”.
3.11.1943: “Il mondo non vivrà mai in pace finché la Razza Ebraica non sarà sterminata”.
Si tratta di istigazione all’odio e alla distruzione degli Ebrei. Allora come oggi. A partire dal 1942 la propaganda si fa più serrata e aggressiva: gli Ebrei vanno tenuti d’occhio per cui “Arabi di Siria, Irak e Palestina cosa aspettate? Gli Ebrei stanno pianificando di stuprare le vostre donne, uccidere i vostri bambini e distruggervi. Seguendo la religione Islamica la difesa della vostra vita è un dovere che può essere compiuto solo con la cancellazione degli ebrei…Uccidi gli Ebrei, brucia i loro beni, distruggi i loro negozi” (7 luglio 1942).
Questi appelli si uniscono a quelli del Ministro degli Esteri Tedesco von Ribbentrop: “Gli abitanti indigeni vanno incoraggiati a impegnarsi in atti di violenza contro gli Ebrei…devono fomentare dimostrazioni, scontri e pogrom contro gli Ebrei…e disseminati dalla nuova stazione radio” (20 novembre 1942).
Ma la propaganda iniziata nel 1939 aveva già prodotto effetti drammatici in precedenza e tra questi il più noto è il Farhud, pogrom arabo contro gli Ebrei a Bagdad che si risolse in un massacro con la morte di 180 ebrei oltre al ferimento di altri 1000, saccheggi dei beni ebraici e un migliaio di case ebraiche distrutte: era il 1° e il 2 giugno del 1941. Una successiva indagine del Governo iracheno individuò due cause: l’agitazione del Muftì e la propaganda radio Nazista.
E’ da notare che l’antisemitismo si diffuse in misura molto più grande nei Paesi arabi raggiunti dalla propaganda Arabo-Nazista attraverso Radio Zeesen, mentre non mostrò alcun risultato nelle regioni come la Bosnia-Erzegovina dove risiedeva quasi un milione di mussulmani e 15.000 ebrei e dove la propaganda si avvalse solo di materiale scritto.
Grandi risultati furono ottenuti invece in Iran dove la Radio trasmetteva in Farsi e dove l’antisemitismo si diffuse rapidamente. Lì lo sforzo congiunto tra le autorità Naziste e gli Imam sciiti si concentrò sul comune odio per gli ebrei, come ricorda lo stesso Ambasciatore tedesco a Teheran che metteva in relazione la lotta di Maometto contro gli Ebrei nel VII secolo d.C. e quella contemporanea di Hitler, anche attraverso i testi: “la lotta contro gli Ebrei esaltata dal Corano nel verso 5/85 e la parte finale del 2° capitolo del Mein Kampf di Hitler dove è scritto che nella battaglia contro gli Ebrei sta svolgendo il lavoro del Signore” (1941). E richiamando il preteso massacro di persiani da parte ebraica durante il Festival del Purim in epoche antiche i commentatori iraniani di Radio Zeesen invitavano alla battaglia contro gli ebrei, mentre Hitler divenne ben presto molto popolare. Per gli Sciiti gli Ebrei sono “impuri” tanto da non farsi contaminare e, come ricorderà Khomeini, 11 sono le cose impure per i mussulmani, oltre a urine, feci, sperma, cani e porci anche i non islamici (qui il riferimento accomuna Ebrei e Cristiani).
Nonostante la Turchia avesse intrapreso una strada verso la modernizzazione grazie a Ataturk e nel mondo arabo non mancassero sostenitori dell’abolizione della Sharia l’odio per gli ebrei andò diffondendosi sempre di più e il merito lo si deve alla propaganda via radio che accomunava le teorie antisemite di Hitler a quelle risalenti alle origini diffuse dagli islamici radicali guidati dal Muftì e dai Fratelli Mussulmani.
Nel 1945 Radio Zeesen cessò le sue trasmissioni, ma i semi di odio elargiti nei sei anni precedenti continuarono a risuonare.
4) 1948: L’AGGRESSIONE ARABA CONTRO ISRAELE |
Con la previsione di una sconfitta tedesca alla fine del 1944 il Muftì pensa al dopo: i nuovi compiti riguardano “azioni di guerriglia…trasporto di materiale da guerra in Palestina, accumularlo in posti segreti, per l’allenamento dei combattenti palestinesi e per la loro preparazione alle battaglie che seguiranno”. Non combattere gli Inglesi, ma prepararsi per lo scontro finale con gli Ebrei. La Radio rafforza i suoi messaggi antiebraici mostrando gli Ebrei come nemici dell’Islam, del Corano, pronti a distruggere popolo arabo e religione mussulmana. I Tedeschi continuano a investire nell’azione antiebraica palestinese anche con denaro, come 50.000 Reichsmark da usare dopo la fine della guerra.
Il Muftì era stato responsabile di crimini di guerra non solo per la caccia agli ebrei in Palestina ma anche con azioni dirette in Bosnia e impedendo la salvezza a migliaia di ebrei che avrebbero potuto recarsi in Palestina da Bulgaria e Polonia: gli Alleati, soprattutto gli Inglesi, non vollero incriminarlo per non rischiare conflitti col mondo arabo. Pessima decisione, perché l’odio e il terrore continuarono. L’Alta Commissione Araba viene così guidata dal Muftì escludendo i suoi oppositori: i presupposti per nuovo odio e nuovo terrore sono già in atto.
Le discussioni sulla possibilità di creare due stati, uno arabo e uno ebraico, diventano oggetto di attività terroristiche che comprendono minacce e assassini dei leader arabi non contrari alla partizione; ne fece le spese anche il cugino del Muftì e un leader sindacale. Minacce e morte andavano a colpire non i singoli ma i gruppi di persone che seguivano i leader, sempre più sottoposti al terrore. Nonostante la disapprovazione di leader arabi, anche importanti, Radio Zeesen aveva reso molto popolare il Muftì e ancor di più dopo la diffusione delle foto del suo incontro direttamente con Hitler. Per capire il clima di odio e terrore sono utili queste dichiarazioni dei Fratelli Mussulmani: “Un capello del Muftì vale più degli Ebrei di tutto il mondo…Toccare un suo capello comporterà l’uccisione di ogni ebreo in tutto il mondo”. La propaganda del Muftì viene ripresa dai Fratelli Mussulmani con sede in Egitto che insistono sul fatto che non sono in gioco territori, ma le sorti di Islam ed Ebraismo, si tratta di un dovere religioso, di una guerra santa di una jihad. Non solo ma le dichiarazioni della setta islamica trattano il Muftì alla stregua del Profeta: “Oh! Amin, grande…meraviglioso uomo. Egli è un uomo come lo fu Maometto…Dio è con te! Noi ti seguiamo! Noi sacrificheremo per la causa le nostre teste. Fino alla morte”.
Come si sa il 29 novembre 1947 due terzi degli Stati dell’ONU votarono a favore della nascita di due Stati in Palestina, uno Ebreo e l’altro Arabo: la gioia degli ebrei fu immensa, ma già il giorno dopo sei ebrei erano stati uccisi. Il terrorismo arabo continuò fino alla nascita di Israele il 14 maggio 1948, quando eserciti arabi dalla Siria, dal Libano, dalla Giordania, dall’Irak invasero Israele pensando di distruggere Israele come aveva dichiarato già in ottobre del ’47 il Segretario della Lega Araba: “Vorremmo evitare la guerra perché sarebbe una guerra di sterminio e un massacro che ricorderà quello dei Tartari contro i Crociati…Ma questa guerra si distingue per tre fattori: 1)la Fede…sarà la via più breve per il Paradiso; 2)sarà un enorme saccheggio; 3)sarà difficile contenere il fervore dei mussulmani provenienti da tutto il mondo per vendicare il martirio degli arabi di Palestina”. In effetti gli Stati Arabi si avvalsero di volontari, ma erano soprattutto mercenari provenienti dalla Polonia, dalla Bosnia, dalla Croazia e dalla Germania, tutti ex-nazisti.
Corpi armati arabi erano formati da collaboratori nazisti come Abd al-Qadir el-Husseini, Fawzi el-Kutub, Fawzi el-Qawuqji (ex Ufficiale della Wehrmacht) e i più di 1000 europei che si unirono alla guerriglia araba erano combattenti che si erano distinti nella caccia all’ebreo.
Nonostante i leader arabi fossero ambigui nella loro determinazione di scatenare una guerra contro Israele, l’aggressione avvenne subito dopo il ritiro inglese e la nascita di Israele. Eppure, esistevano, secondo gli studiosi, almeno 5 ragioni per non procedere nel confronto militare.
1)La guerra sarebbe stata un affronto alle Nazioni Unite;
2)La guerra avrebbe rappresentato uno schiaffo a mano aperta alle due superpotenze, USA e URSS;
3)Non tutti i leader arabi erano contrari alla partizione, almeno in privato, soprattutto Transgiordania ed Egitto;
4)Gli eserciti degli Stati Arabi erano giovani, privi di addestramento, e non ben equipaggiati;
5)Gli abitanti arabi della Palestina non erano stati consultati. E infatti molti non si arruolarono, molti stabilirono patti di non aggressione con i vicini ebrei e ci fu anche chi si schierò con gli ebrei (Hillel Cohen: Army of Shadows. Palestinian collaboration with Zionism): ciò è documentato per Tulkarem, Ramallah, Bani-Hasan, al-Maliha. Gli arabi di Palestina erano una comunità divisa che preferiva vivere in pace e solo una minoranza del 1.300.000 si iscrisse alla guerra contro Israele, come rileva un attivista arabo, Nimr al-Hawari, che parla di poche centinaia.
Con queste premesse non ci si sarebbe aspettata una guerra.
Per capire il motore degli eventi occorre tornare all’islamismo antisemita.
“Il Profeta Maometto ha combattuto gli Ebrei e chiamato i Mussulmani a continuare la lotta. Maometto ha cacciato gli Ebrei dalle terre arabe e ordinato ai Mussulmani di combattere fino alla loro estinzione”: così si pronunciava Radio Zeesen il 15 marzo 1943. Non era una novità, ma da allora la propaganda si fece più intensa e focosa, tanto che un dispaccio del Ministero degli esteri Inglese nel 1946 (quindi un anno dopo la fine della guerra) osservava che “l’odio antiebraico degli Arabi è più grande di quello dei Nazisti”. Nonostante fosse sempre più chiaro che i Nazisti avrebbero perso la guerra, continuarono e ampliarono la demonizzazione degli ebrei con invenzioni del tipo che “gli ebrei volevano cacciare gli Arabi che vivevano tra il Nilo e il Tigri”. Espressioni come queste non corrispondevano né alla realtà demografica né alle dichiarazioni degli ebrei né alle proposte diplomatiche; ciò nonostante, essendo basate sulla religione e richiamando Corano e Maometto, non fu difficile la presa presso gli Arabi. Queste invenzioni continuavano anche dopo la liberazione di Auschwitz e la comprensione dell’uccisione di 6 milioni di ebrei: difficile pensarli come aggressori, eppure la retorica di origine nazista non fu messa in discussione. Addirittura il Principe Irakeno e il Primo Ministro Giordano non avevano problemi a denunciare il Sionismo come “la più grande tragedia del XX° secolo” e “la causa delle due guerre mondiali”. Già nel 1947 si udì, per bocca del Rappresentante Siriano, una parola che risuona tutt’oggi, genocidio: gli Ebrei vogliono sterminare gli Arabi!
Nessuna difficoltà nel fare queste grottesche affermazioni da parte araba: se gli Ebrei controllavano la stampa mondiale, gli stessi USA e avevano avuto la forza di provocare due guerre mondiali, come era possibile che si fossero fatti uccidere in così tanti milioni? Alcune migliaia in USA e Gran Bretagna, ancora meno in Palestina.
È proprio vero che l’ideologia unita alla religione rappresenta al massimo l’offuscamento della mente. Ossessione paranoica.
La spiegazione di come fu possibile la dette già nel 1946 il Primo Ministro Egiziano Alì Mahir: “L’opposizione araba al Sionismo è il prodotto sia della propaganda Nazista sia della confusa politica inglese”: è curioso che sia gli storici sia i politici occidentali non prendano in considerazione il ruolo della propaganda nazista e la sua affinità con l’Islamismo.
Ancora una volta questa propaganda, veicolata dal Muftì e dai Fratelli mussulmani, faceva il suo effetto come i pogrom contro gli ebrei con morti e saccheggi al Cairo e Alessandria il 2 novembre 1945.
Quando Inglesi e Americani nel 1946 proposero che 100.000 ebrei sopravvissuti ai campi di sterminio si stanziassero in Palestina i Fratelli Mussulmani risposero: “70 milioni di Arabi e 400 milioni di Mussulmani renderanno ciò impossibile. Il sangue scorrerà a fiumi in Palestina”. E così nel 1947 ben 25 unità con 20.000 guerriglieri aderenti ai Fratelli Mussulmani si stabilirono in Palestina per combattere gli Ebrei e spingere i Paesi Arabi alla guerra.
La nascita di Israele stava diventando sempre più un problema religioso, come dichiarò il leader dei Fratelli Mussulmani, Al-Banna: “(il piano di partizione) vi dà l’opportunità di entrare nel Paradiso…non esitate. Un vento soffia dal Paradiso, dolce dal profumo del martirio”. Anche i Mullah della prestigiosa Università Al-Azhar dichiarano che “salvare la Palestina è un dovere religioso di tutti i mussulmani”. E così via. Chi si rifiuta di combattere è un traditore, chi combatte invece sarà ricompensato come promesso dal Corano. “La mia ultima volontà è morire alla testa delle mie truppe che entrano in Palestina. Gli Arabi navigheranno nel sangue per purificare se stessi”.
Certo non mancarono episodi violenti da parte ebraica come il massacro di Deir Yassin, ma non c’è dubbio che, per quanto sanguinosi e indiscriminati, erano la risposta alle azioni militari e terroristiche di parte araba che precedettero la fine del Mandato Britannico.
Nonostante i numerosi documenti in parte noti e in parte portati alla luce di recente, si fa fatica da parte di politici e storici a riconoscere un ruolo alla propaganda islamo-nazista negli eventi militari con cui i Paesi Arabi e le Organizzazioni del Terrore cercarono (e continuano a cercare) di cancellare Israele dalla faccia della Terra.
Quando il Gran Muftì ritornò in Medio Oriente nel 1946 fu accolto dai Fratelli Mussulmani con queste parole: “Questo eroe ha combattuto il sionismo con l’aiuto di Hitler e della Germania. Hitler e la Germania sono passati, ma Amin el-Husseini continuerà la battaglia”.
Nonostante queste e altre dichiarazioni di proclamato antisemitismo, anche in sede ONU, fu preferito un atteggiamento di appeasement, componente essenziale ma non unica della situazione in cui quelle regioni si trovano anche attualmente. Evidentemente lo spirito di Monaco 1938 non aveva insegnato nulla.
Come ogni fenomeno storico occorre tenere conto della complessità che lo caratterizza. Non esiste più nell’analisi storica il rapporto causa-effetto che ha dominato per molto tempo sul calco della visione deterministica della fisica classica. Ciò vuol dire che l’antisemitismo islamico di cui conosciamo le manifestazioni anche ai giorni nostri non fu il prodotto diretto e automatico (determinista) della propaganda nazista operata dalla Germania e dai radicali in Medio Oriente; allo stesso modo non fu il prodotto diretto ed automatico di altri fenomeni cui alcuni storici fanno riferimento, come la Guerra dei Sei Giorni, la Rivoluzione Khomeinista, la nascita di Israele, le guerre perse ecc.
Detto questo non si può ignorare che la diffusione, tramite un moderno mezzo di comunicazione come la Radio, di semplici concetti antisemiti sullo stile hitleriano abbia svolto un ruolo decisivo, perché ha introdotto quei concetti antisemiti nel vasto pubblico. Come abbiamo visto il Corano presenta frasi antisemite e nei 1200 anni di vita dell’Islam non mancarono al suo interno prese di posizione antiebraiche, ma erano isolate e soprattutto riguardavano un gruppo ristrettissimo di persone, senza un diretto coinvolgimento delle masse.
Radio Zeesen e la propaganda islamo-nazista a cui si dedicò prima della nascita di Israele produsse un antisemitismo di massa la cui estensione non era mai stata raggiunta fino ad allora nel moderno mondo mussulmano.
5) IN NOME DELL’ISLAM |
Già nel 1948 alcuni studiosi come Seth Arsenian avevano messo in evidenza il ruolo della disseminazione in Medio Oriente di idee naziste coniugate con l’Islam, considerando ciò un vero e proprio spartiacque. In effetti la tendenza alla modernizzazione nel mondo islamico sembrava il dato predominante, ben oltre l’esperienza radicale fatta in Turchia da Kemal Atatürk. Diverse iniziative al più alto livello erano state prese da diversi Sultani nell’Impero Ottomano già nel 1800 e nei primi decenni si era realizzata la scomparsa della Sharia in Turchia e in Iran, e un suo ridimensionamento in Egitto, mentre l’atteggiamento verso gli Ebrei che migravano sempre più in Palestina era in generale positivo perché avrebbero rivitalizzato la società. Nel 1923 nacque addirittura una Società Femminista Egiziana.
Questa fase terminò di fatto con la guerra del 1948 ed è testimoniata dall’esodo di ben 800.000 ebrei dai paesi mussulmani, 800.000 rifugiati di cui l’ONU non si è mai occupato a differenza dei palestinesi che godono dello stato di rifugiati ancora dopo 75 anni. Ma tant’è.
Questa svolta probabilmente ebbe anche altre componenti, ma sicuramente va riconosciuto il ruolo della diffusa propaganda nazista che aveva sposato i principi religiosi dell’Islam.
Molti studi, ma soprattutto molte inchieste e ricerche sul campo mostrano questa comunione in modo chiaro ancora oggi con una tendenza alla sua crescita. Un’inchiesta del 2018 fatta in arabo su Internet produsse i seguenti risultati: alla domanda “Cosa pensi di Hitler?” metà dei partecipanti rispose in modo favorevole con frasi del tipo “Il più coraggioso uomo del mondo; ha fatto un solo errore, non aver bruciato tutti gli ebrei” oppure “Un grande eroe; ha cercato di spazzare via gli ebrei per salvare il mondo” ecc. Alcuni di questi elogi sono documentati a livello di massa nelle riunioni collettive presso le Università palestinesi, come riportato anche nella foto introduttiva di questo articolo. Gli esempi sono numerosi e li possiamo trovare in diversi tipi, ad esempio nella rubrica “Ammirazione di Hitler e del Nazismo” nel sito https://palwatch.org/main.aspx?fi=655
La grande filosofa Hanna Arendt, uno dei massimi studiosi del totalitarismo del XX secolo, quando ci fu il processo a Adolf Eichmann nel 1961 che le ispirò il capolavoro “La banalità del male”, scrisse quanto segue: “I giornali a Damasco e Beirut, al Cairo e in Giordania non hanno nascosto le loro simpatie per Eichmann né il rammarico che non abbia potuto portare a termine il suo compito (di totale sterminio degli ebrei, ndr). Una trasmissione radio del Cairo all’apertura del processo aveva lanciato una frecciatina ai tedeschi, rimproverandoli che “nell’ultima guerra nessun aereo tedesco aveva bombardato un insediamento ebreo”.
Gli studiosi Litvak e Webman hanno pubblicato nel 2009 un libro dal titolo “Gli Arabi e l’Olocausto” dove mostrano come il mondo arabo difendesse l’Olocausto, o ne negasse l’esistenza; e la sua giustificazione è sempre stata espressa apertamente a livello dei circoli più influenti, politici e culturali. Questo aspetto è ormai diventato essenziale dell’identità di quelle popolazioni.
Ci sono tre aspetti che procedono congiunti e che il mondo arabo vive e riproduce regolarmente, come un’eredità genetica: 1) negazione dell’Olocausto, 2) liquidazione di Israele, 3) demonizzazione degli Ebrei. Metterne in discussione uno fa crollare il programma e così il Mondo Arabo procede attraverso menzogne sempre più diffuse e audaci (basta vedere il giudizio sul 7 ottobre 2023 e le reazioni successive).
Se questo è comprensibile (non giustificabile) in un mondo segnato dall’ossessione religiosa, non lo è assolutamente in Occidente dove vivono il pensiero critico, la società aperta, le istituzioni libere; eppure, ci sono studiosi che giustificano quelle idee soprattutto perché “frutto dell’oppressione subita dall’Occidente” (sic!). Ne consegue che l’Olocausto viene relativizzato e cessa di essere uno spartiacque di civiltà, ma un caso come i tanti di oppressione che anche i paesi del Medio Oriente hanno subito ad opera del colonialismo europeo. Così in Germania si propone di dare nelle scuole meno spazio all’Olocausto e affrontare di più il fenomeno colonialista, vista la grande presenza di immigrati. Vera deriva del pensiero: in Germania la grande maggioranza di immigrati è di origine turca, ma i turchi non sono mai stati una colonia, semmai a loro si deve lo sterminio degli Armeni, dei Curdi e l’oppressione coloniale maggiore di quelle regioni.
Deriva del pensiero.
La libertà di cui si pregia l’Occidente ha provocato non solo il sonno della ragione di cui parlava Goya, ma anche una serie di atteggiamenti privi del benché minimo senso logico. Questi sono frutto di codardia (come a Monaco 1938 quando fu aperta la strada a Hitler), frutto di un moralismo che in nome della libertà rinuncia alla sua storia perché la libertà non è qualcosa di indistinto e invece si basa su scelte; frutto di un equilibrismo culturale che invece di combattere i propri nemici li legittima.
Nonostante l’Occidente, e in particolare le sue radici giudaico-cristiane, siano state l’oggetto, in Israele e in tutte le parti del mondo, di aggressioni, distruzioni, massacri, morti individuali per opera di Stati, Organizzazioni e Individui che dichiarano di agire “In nome dell’Islam”, nonostante tutto ciò l’attenzione istituzionale è rivolta all’islamofobia: follia istituzionale. Se critico il burka sono islamofobo, se invece viene sgozzato un prete o un professore o fatta esplodere una sinagoga (Buenos Aires), un metro (Madrid), un Hotel (Bombay), una discoteca (Bali) o ucciso qualche europeo per strada, e tutto questo è dichiarato “In nome dell’Islam” nessuno parla di cristianofobia o di ebreofobia. Tutti a gara in occidente a dire che “tutto ciò non ha nulla a che fare con l’Islam”. Qualche clerico mussulmano dice che non si tratta di veri mussulmani, ma la maggioranza trova sempre delle giustificazioni: il colonialismo, lo sfruttamento, il razzismo fino alla natura impura degli ebrei.
Molti studiosi, invece di partire dalla realtà della storia e dalla sua complessità, leggono i fenomeni storici alla luce di astratti principi morali, per cui l’Islam è una religione come le altre e si insiste anche quando viene fatto notare che induisti di varie confessioni, buddisti, confuciani, taoisti, shintoisti, fedeli di culti popolari cinesi convivono nei paesi occidentali senza creare conflitti, mentre sono le comunità islamiche quelle che non sanno e non vogliono integrarsi.
Perché?
Küntzel riconosce tre motivi, che chiunque è in grado di comprendere.
1)ASSOLUTEZZA. Solo l’Islam rivendica che ogni parola del Corano proviene direttamente da Allah. Ciò significa che ciò che il Corano dice degli ebrei non è legato al contesto, ma una verità assoluta.
2)SUPERIORITA’. Il Corano è “Il Libro eterno” (43/4) che ha corretto gli errori degli Ebrei e dei Cristiani. Lì è la verità assoluta che non può essere messa in discussione.
3)IL MODELLO SOCIALE. Diversamente da Gesù, Maometto non ha sofferto il martirio ma ha ottenuto il potere. Così mentre nel Cristianesimo Politica e Religione sono separati, nell’Islam sono fusi: la vita sociale e politica deve rispondere al Corano, ispirata ai dettami di Allah (Sharia).
Si potrebbero aggiungere anche altri motivi, ma questi tre sono sufficienti a comprendere le difficoltà dei mussulmani a vivere in paesi laici e la non celata aspirazione a imporre nel tempo la Sharia anche da noi.
Come fa notare uno studioso islamico in Germania, Abdel-Hakim Ourghi, ogni giorno ogni mussulmano ripete nella preghiera per 17 volte la Sura 1/7; è il verso in cui si parla dell’ira di Allah contro gli Ebrei. Beh! Con queste premesse perché sminuire l’antisemitismo islamico?
Pochi sono però gli studiosi che riportano in un contesto storico le parole del Corano ed è soprattutto nelle Moschee che si diffonde l’interpretazione radicale coinvolgendo un numero sempre crescente di aspiranti terroristi, seminatori di odio, grazie all’influenza dei Salafiti e dei Fratelli Mussulmani. Solo la Francia ha avuto il coraggio di espellere quegli Imam la cui predicazione era apertamente incitazione all’odio, mentre la Germania acconsente ancora che gli Imam provengano dai paesi islamici e siano privi di controlli.
Non mancano nel mondo islamico persone che hanno avuto il coraggio di dichiarare che la causa delle sofferenze palestinesi non sta negli Ebrei, ma nel rifiuto degli stessi a una politica di mediazione, col rifiuto persino di una partizione estremamente vantaggiosa come quella del Piano Peel del 1937 che attribuiva agli Ebrei solo il 20 % della regione. Tra questi vengono citati A. Al-Nesf, ex-Ministro Kuwaitiano, M. Al-Sudayri, scrittore Saudita, Z. Al-Muharrami, intellettuale dell’Oman, A. Gargash, Ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti, e persino di un Ministro Palestinese e membro di Fatah, Nabil ‘Amr.
Naturalmente hanno sempre trovato un fuoco di sbarramento e continuano a subirlo.
Molti al potere nei paesi mussulmani, infatti, devono rispondere a una massa di persone la cui alfabetizzazione è avvenuta nelle moschee, con pochi concetti e tanti slogan, semplici da comprendere e facili da ripetere.
Il problema di un Islam riformato non si pone solo in Asia e in Africa, ma anche nel cuore dell’Europa dove soprattutto i giovani, che trovano nelle moschee un forte elemento di socializzazione, rimangono invischiati nella propaganda islamica radicale. Numerose inchieste e continui sondaggi mostrano che la narrazione di questi giovani mussulmani si limita a ripetere gli slogan che abbiamo visto finora: dobbiamo uccidere gli ebrei perché hanno ucciso mussulmani, come è scritto nel Corano; gli ebrei vogliono impadronirsi di tutto il Medio Oriente e dobbiamo fermarli. La mancanza di un’analisi storica e la precedenza data alla religione rispetto alle norme di un paese libero creano un circolo vizioso da cui non c’è uscita. La comunità mussulmana in Europa ha approfittato delle maggiori opportunità economiche, ma è rimasta ferma, rigidamente ferma, sui propri dogmi estremisti, avvantaggiati dall’attitudine di paesi liberali e democratici a permettere la libertà di parola e organizzazione. E, nonostante i risultati spesso drammatici del terrorismo islamico in Europa, solo da poco e in modo molto debole ci si pone il problema, anche se non si sa come affrontarlo.
Esemplare in questo senso la libertà di espressione che esiste nei paesi occidentali e la sua assenza in tutti i paesi islamici: da noi critica, satira e ironia sono parte del tessuto sociale e culturale, mentre, pur con diversi gradi, tutto ciò non è riscontrabile nei paesi islamici del Nord Africa e del Medio Oriente. E le trasmissioni che provengono dalla Turchia, dall’Iran, dal Libano, da Gaza ecc. continuano a riproporre il semplice schema che nell’etere si diffonde e raggiunge i giovani mussulmani in Europa. Abbiamo visto reporter di Al-Jazhira essere membri di Hamas, come pure i discorsi sulla TV di Gaza Al-Aqsa che continua col ricordare che l’Olocausto è una cospirazione degli Ebrei che così si sarebbero sbarazzati degli ebrei vecchi e malati.
È un continuo incitamento all’odio che non ha mai smesso di propagarsi dall’epoca di Radio Zeesen e che coinvolge paesi che non hanno mai avuto storicamente problemi con Israele come la Turchia e l’Iran e che in varie forme finanziano i movimenti terroristi anche nel centro dell’Europa dove i governi evitano di controllare e favoriscono la crescita di Moschee e Centri Culturali Islamici.
In nome dell’Islam si compiono massacri e atrocità e molti governi e uomini politici europei continuano a predicare un dialogo che, quando è da una sola parte, non è un dialogo, ma come molti cominciano a dire solo “sottomissione”.
6) EPILOGO |
Abbiamo visto nel corso dei precedenti 5 capitoli come l’odio per gli ebrei risale al Corano e che nessuna riforma è stata da allora applicata, con un incremento esponenziale a partire dal 1937 quando è uscito il libro “Islam e Giudaismo”. Dal 1937 al 2009 l’odio per gli ebrei e la necessità della loro distruzione non si è interrotta; in questo anno del XXI secolo il leader religioso islamico arabo-egiziano Mohammed Hussein Ya’kub, molto presente su Internet, ha dichiarato alla televisione egiziana Al-Rahme TV: “Se gli Ebrei dessero indietro la Palestina, dovremmo cominciare ad amarli? Certamente, no! Li combatteremo, li conquisteremo e li distruggeremo finché non un solo ebreo rimarrà sulla Terra”.
Naturalmente non esistendo libertà di espressione a nessuno è permesso criticare le tanto meno su un tema come questo: chi non fosse d’accordo deve stare attento a tenerselo per sé.
Come fa notare lo storico Küntzel espressioni così forti non si riscontrano nel XIX secolo e rappresentano l’eco e la lunga scia della propaganda nazista avviata a partire dal 1937. Uno studio del 2014 fatto dalla Lega Anti-diffamazione ha mostrato che il 75% degli intervistati in Medio Oriente e Nord Africa era d’accordo con le posizioni antisemite. Nelle regioni asiatiche non raggiunte da Radio Zeesen la cifra scende al 37% e lo stesso avvenne in Bosnia-Herzegovina che non ebbe quelle trasmissioni.
L’ossessione, la paranoia, il circolo chiuso della religione assolutista evitano, come è ovvio, un confronto con la storia: si nega la storia di Israele e la sua presenza in Palestina, nonostante i resti anche archeologici oltre ai documenti scritti; si diffondono le pagine dei Protocolli dei Savi di Sion, che gli studi hanno da decenni mostrato che si tratta di un falso creato dalla polizia zarista.
La storia del Medio Oriente poteva andare diversamente, ma ha seguito un percorso che non è stato né necessario né casuale, ma il frutto di scelte del mondo arabo, comprese le sue élites che hanno accettato di farsi infettare dall’odio per gli ebrei.
In Occidente si continua a parlare di dialogo, di bilanciamento, di mediazione, ma, si chiede lo storico, come è possibile mediare o bilanciare o dialogare quando è in gioco l’antisemitismo? E conclude con una frase profetica di Thomas Mann nel 1941: “Chi non è contro il male, con passione e tutto il proprio essere, è più o meno a favore del male” (lettere, 1937-1947).