SHANGHAI

Il viaggio si conclude a Shanghai e non poteva esserci scelta migliore. Non perché la città sia “il top del top”, ma perché si presenta come un riassunto significativo di tutta questa nostra esperienza cinese.

Anche qui il confronto col viaggio di 30 anni fa è necessario per gli stessi motivi evidenziati in precedenza. L’area di Pudong oggi centro nevralgico pieno di moderni grattacieli era allora un’isola su cui si cominciavano a vedere i primi metri della torre della televisione (chiamata la Perla d’Oriente), costruita in stile abbastanza sovietico, ricordando la Torre di Alexanderplatz della vecchia Berlino Est. Oggi, per quanto imponente e telegenica sfigura per la sua semplicità rispetto agli altri grattacieli che l’accompagnano come la Torre di Shanghai (la seconda più alta al mondo) e lo Shanghai World Financial Center. Il Bund era dimesso e poco frequentato, mentre allontanarsi qualche km dal fiume Huangpu verso il centro ci immetteva in una città dalle case basse, con piccoli negozi di quartiere, sonnolenta e taciturna. La stazione centrale era raggiungibile a piedi mentre ora per i treni-proiettili abbiamo stazioni a decine di km.

Praticamente tutto l’opposto di oggi.

Shanghai è di fatto “tutto” e rivaleggia in questo con Hong Kong. Anche Pechino che abbiamo visitato sei anni fa si è trasformata, ma rimane più raccolta, timida, quasi desiderosa solo di conservare le grandezze del passato, disinteressata a diventare una top-town del XXI secolo.

Shanghai è New York, Londra, Singapore, Las Vegas messe insieme. E non se ne vergogna. Non ha moltissimi monumenti storici soprattutto in rapporto al numero di abitanti, ma ciò non toglie che i turisti famelici cerchino di divorarla pezzo per pezzo. Non mancano i templi ed alcuni sono pregevoli, come il Tempio del Buddha di Giada, il Jingan e il Longhua, stili diversi, epoche diverse, localizzazione diversa; non manca la storia architettonica della presenza europea con i palazzi ottocenteschi e di primo Novecento del Bund, ma l’aria che si respira è di altro genere. Percorrere di sera il tratto di strada che da Piazza del Popolo (Renminbi) conduce al Bund (East Nanjing road) è un’esperienza unica per lo sfavillio delle luci e l’impressionante quantità di persone che ci accompagnano, con la polizia agli incroci che fatica a incanalare il traffico pedonale nelle due direzioni. Centri commerciali, negozi di telefonia, ristoranti, dal celebre Victor del Peace Hotel ai più minuscoli che servono solo cibo da strada, e una folla incurante del movimento che impone il suo passo e il suo ritmo.

Naturalmente l’obbiettivo di questo flusso è il Bund.

Benché illuminato e con edifici pregevoli e vari nello stile non è il Bund in sé che interessa, perché ciò che dà il senso alla nostra presenza è la pretesa di cogliere una città nel suo cuore e a 360°. Ci si sottopone volentieri al flusso umano per raggiungere l’argine del fiume partendo dalla stazione della metropolitana. La scelta di costruire una lunga passeggiata rialzata lungo il fiume è la causa e l’effetto di questo meraviglioso turbinio: il Bund e Pudong si fronteggiano e si integrano grazie a questa scelta.

Il fiume Huangpu che separa la storica Shanghai dalla recentissima Pudong è un affluente dello Yang Tze Kiang e vi entra proprio poco prima che il grande fiume si getti nell’Oceano; il fiume insieme ad alcuni canali e suoi affluenti è un enorme e lunghissimo porto interno che contribuisce, insieme ad altre aree, a fare di Shanghai uno dei porti più trafficati di tutto il mondo. Il Bund ne accompagna solo una modesta parte sul lato occidentale poco prima della fine del suo percorso, un tratto di 1,5 km da East Yan’an road fino all’affluenza sullo Huangpu del Wusong river. Si tratta di edifici di banche, assicurazioni, industrie, hotel, club, dogana e simili che alternano uno stile classico a cenni di art deco: dall’alto della passeggiata di sera si riesce ad avere una piena comprensione di ciò che rappresentano e hanno rappresentato. Ma basta girare lo sguardo e vediamo l’altra faccia della medaglia, i grattacieli di Pudong che ammiccano ai turisti sia con le dimensioni sia con le luci sia con i messaggi che si ripetono: I LOVE SHANGHAI. La prospettiva non è unica, ma ogni cento metri cambia sia verso il Bund sia verso Pudong fino ad arrivare alla Torre commemorativa degli eroi del popolo, costituita da tre lunghe barre che si incontrano in alto e che di sera vengono illuminate di rosso. Dietro il monumento lo storico Garden Bridge (oggi Waibaidu) che risale al 1908 e che permetteva l’accesso all’Insediamento Internazionale: fu teatro di numerosi episodi storici dall’assassinio del Governatore di Shanghai ai tentativi di migliaia di profughi di varcarlo osteggiati dall’esercito giapponese.

La folla si addensa sul lato occidentale, mentre molti amano fare crociere notturne sul fiume per ammirare i due lati in modo equanime, ma è sufficiente una fermata della metropolitana per accedere alla parte dei grattacieli dove una più modesta passeggiata offre nuove prospettive. Vale comunque la pena arrivare lì perché i grattacieli incombono nella loro complessa e moderna dimensione; inoltre la zona, diversamente dall’altra parte, è piena di locali e attività commerciali.

I templi, il Bund-Pudong. Manca qualcosa. Ed è il centro della vecchia città che è stato trasformato in una rivisitazione molto moderna di un luogo antico: lo Yuyuan Garden, tipico giardino orientale con corsi d’acqua, ponti, casette di legno, rocce più o meno artistiche, piante, tutto costruito rispettando la filosofia Feng Shui, arte geomantica che regola la disposizione degli oggetti sul territorio. Accanto al giardino c’è il Centro commerciale di souvenir più grande di Shanghai, punto di riferimento di ogni turista per l’acquisto di oggetti comuni come gatti dal braccio movente e maschere e oggetti di lusso soprattutto gioielleria. Delusi dalla mancanza di negozi di souvenir nelle altre parti della città il turista trova soddisfazione e pace in questo luogo. Noi ci siamo capitati per caso.

Ultimo elemento interessente è il Mag-Lev il treno a Levitazione Magnetica che può raggiungere i 400 km/h (anche se di norma viaggia a poco più di 300 km/h) che permette di raggiungere l’aeroporto in soli 8 minuti, riducendo il viaggio (taxi o metro) di almeno 40’.

Concludo questo capitolo con due riferimenti alimentari che trovano in Shanghai la sua culla e la sua diffusione.

Da un lato abbiamo i ravioli cinesi, i dumpling, o wonton o gyoza, che possono contenere diversi tipi di ripieno: si dice che Shanghai ne sia la patria e che a Shanghai si trovino i migliori al mondo, in tutti i livelli di preparazione.

Dall’altro la frutta, anzi il culto per la frutta, che trova un po’ ovunque grandi varietà vendute non solo nei mercati ma anche in negozi specializzati: Shanghai ha sviluppato e diffuso questo culto. I prodotti sono presentati benissimo, spesso tagliati in modo da essere consumati facilmente e occupano tutte le varietà possibili facendolo in modo difficile da pensare; non si tratta di frutta accatastata in modo disordinato, ma di prodotti ben presentati e puliti. Non c’è solo frutta d’importazione, come i mandarini dalla Nuova Zelanda, ma anche frutta del Paese: jack fruit, durian, uva dagli acini grossi, bellissime (e buonissime) pesche, l’immancabile cocomero, mango di diverse qualità e tant’altro, a un prezzo non proprio economico ma neppure molto alto come in Giappone. E poi anche gli spiedini di frutta candita, in cinese Tanghulu.

Taxi- MagLev-Aereo: ritorno a casa. 30 anni dopo sono cambiato come il mondo che ho continuato a visitare con identico amore e identica passione. E non è questione di età, perché, come disse il poeta, “L’età è solo un colore”: