- GIULIANO PANZA: Clima: vulcani, tettonica delle placche, eruzioni e terremoti.
Tutti i fenomeni legati alla tettonica delle placche e alla vulcanologia sono eventi naturali fuori dal controllo dell’uomo. E producono CO2. Di questi l’IPCC non tiene conto adeguato.
Nel mondo ci sono più di 1500 vulcani in superficie e un numero imprecisato sotto gli oceani e interagiscono regolarmente con l’atmosfera. L’Etna attraverso il degasaggio emette tanta CO2 pari al 10% di tutta l’anidride carbonica di origine vulcanica; ciò avviene per la presenza di profondi serbatoi di carbonio sotto l’Italia meridionale che liberano CO2 grazie al fenomeno della subduzione.
Anche i terremoti rilasciano gas nell’atmosfera: nel dicembre 2020 un terremoto avvenuto nel mantello litosferico sotto Milano ha rilasciato 17.000 tonnellate di CO2.
Il gas serra più abbondante è il vapore acqua, questo anche secondo la NASA che di atmosfera se ne intende e il suo aumento ha un forte impatto sulla temperatura globale. Il 15 gennaio 2022 il vulcano sottomarino Hunga-Tonga ha immesso nell’atmosfera un gigantesco geyser che secondo uno studio pubblicato su Nature Climate Change potrà comportare nei successivi dieci anni un aumento della temperatura globale di 1,5°: si tratta di un’anomalia temporanea certo, ma significativa per il ruolo dei vulcani sulla temperatura. I vulcani non producono solo vapore acqua, ma anche massicce quantità di CO2, ad esempio, grazie alla fusione delle rocce ricche di carbonio presenti nel mantello terrestre: le loro eruzioni sono un dato certo e hanno sempre influito sul clima; l’unica cosa che possiamo fare è lavorare per limitare i danni da essi provocati.
Nelle conclusioni del suo breve saggio l’autore ricorda che il clima cambia ed è sempre cambiato, anche per effetto di fenomeni che nulla hanno a che fare con l’attività dell’uomo.
L’Extinction Clock è un sito che riporta in modo dettagliato tutte le previsioni allarmistiche proposte dagli anni 70 del 1900 e fa vedere come molto spesso esse si siano rivelate sbagliate, dimostrando l’inaffidabilità dei modelli in uso, del tutto inadeguati allo studio di un sistema complesso regolato da processi globali non lineari (effetto farfalla).
Proprio per questi motivi affidarci alle proiezioni catastrofiche che provengono dall’IPCC ci lascia inerti nel campo della prevenzione di catastrofi certe e nel campo di interventi per limitare i danni del dissesto idrogeologico causati da mancata manutenzione.