10) ALBERTO MIRANDOLA: Problemi e tempi della transizione energetica: quanto c’è di “non rinnovabile” nell’impiego delle tecnologie “verdi”

Per transizione energetica si intende il passaggio dall’impiego delle fonti energetiche non rinnovabili (combustibili fossili) a quelle rinnovabili (solare termica e fotovoltaica, eolica, idroelettrica, biomasse…).

Confronto tra le due fonti

Entrambe ricevono risorse dal sottosuolo: le prime attraverso miniere e pozzi, le seconde per servirsi dei materiali necessari (terre rare, metalli, oltre ai soliti come ferro, cemento ecc.).

Le fonti non rinnovabili: sistemi ad alta intensità energetica e disponibili dove e quando servono;

Le fonti rinnovabili: sistemi a bassa intensità energetica (grandi superfici di raccolta), sono discontinue e imprevedibili (sole, vento) per cui è necessario integrarli con altri sistemi, dipende dal sito e non sono disponibili ovunque.

Le fonti rinnovabili comportano lo scavo, il trasporto e la lavorazione di enormi quantità di quei materiali e per fare ciò hanno bisogno di molta energia.

L’esempio delle auto elettriche

Per una batteria di auto elettrica occorre scavare grandi quantità di roccia e terra (in media 230 tonnellate) da lavorare per estrarne la parte utile (0,2%) e il rimanente 99,8% va ricollocato. Non è difficile immaginare cosa succederebbe se si sostituissero il miliardo e duecento milioni di auto con altrettante auto elettriche.

Esiste poi il problema dello smaltimento a fine vita della batteria.

Problemi analoghi si pongono, da un punto di vista quantitativo, anche per le cellule fotovoltaiche, le turbine eoliche, le centrali elettriche ecc. che utilizzano quei materiali.

La transizione energetica deve essere sostenuta da molta energia e molta di questa proviene dall’energia ricavata. È dunque evidente che questa transizione richieda tempi molto più lunghi di quelli sbandierati ovunque, molto più dei 20-30 anni di cui si parla.

Esiste un ulteriore problema: alla transizione energetica occorre molta energia “non rinnovabile”: una nuova miniera di rame, una volta individuata, ha bisogno di 10 anni per entrare in esercizio. Occorre molta acqua, molta energia, molta tecnologia avanzata, mentre problemi sanitari come la radioattività richiedono attenzioni particolari.

Non esiste l’impatto zero.

Centrale termoelettrica e centrale fotovoltaica a confronto

Centrale termoelettrica di Fusina                               Centrale fotovoltaica di Kamuthi

Potenza MW 1.000                                                          MW 648

Kmq 0,5                                                                             Kmq 10 (2 milioni e mezzo di moduli fotovoltaici)

6-7 miliardi kWh l’anno                                                 1,3 miliardi di kWh l’anno (per l’intermittenza del sole)

Impatto ambientale dell’eolico

Anche qui ci troviamo di fronte a 1) bassa densità di potenza; 2) discontinuità: questo obbliga a utilizzare vaste porzioni di territorio e macchine di grande ingombro.

Una turbina a gas tradizionale da 100 MW ha le dimensioni di un grosso condominio, può fornire energia elettrica a 50.000 famiglie (3kW).

Per ottenere gli stessi risultati con una centrale eolica ci vogliono 20 turbine da 5 MW ciascuna; ogni rotore ha un diametro di 130 metri e la macchina ha un’altezza di 150 metri. L’area occupata è di 30 kmq per il necessario distanziamento; inoltre, la potenza è teorica perché il vento non soffia regolarmente in modo uniforme. Per non parlare di effetti secondari sui volatili e sull’agricoltura.

Idrogeno, quali sono le prospettive realistiche

Qui si aprono prospettive interessanti, ma per avere l’idrogeno a disposizione bisogna estrarlo dalle molecole che lo contengono, principalmente acqua e idrocarburi e ciò richiede elevati consumi energetici.

La gestione delle reti elettriche

La gestione dell’elettricità è un aspetto sempre più impellente vista la sua diffusione crescente e in tal senso il ricorso a fonti rinnovabili rende più problematica la gestione delle reti elettriche perché caratterizzata da intermittenza e non prevedibilità; per questo è necessario ricorrere a impianti alternativi. Si porrà sempre più l’esigenza di accumulo che ha ottenuto risultati notevoli nel campo delle fonti non rinnovabili, ma risulta per ora precaria per quanto riguarda le rinnovabili.

I sogni e la realtà

La riflessione dello scienziato non nega l’utilità del passaggio a fonti rinnovabili, ma mette in discussione sia i tempi della transizione che dovranno allungarsi di molto sia il fatto che dovremo fare affidamento, proprio da un punto di vista tecnologico, alle risorse e agli strumenti che fanno riferimento alle fonti non rinnovabili.

La transizione energetica avverrà in tempi lunghi e sarà meno verde.

In tal senso la politica europea risulta una follia soprattutto per quanto riguarda sia la sostituzione dei veicoli a motore termico con quelli elettrici sia il cosiddetto efficientamento degli edifici (sistemi sostenibili).

Conclusione

Durante la vita del pianeta si sono alternati periodi freddi molto lunghi a periodi caldi più brevi. Gli studi di tutte le scienze che afferiscono al clima lo spiegano in modo chiaro e completo. Così continuerà. Riflettendo sulla storia dell’umanità va detto che i periodi freddi sono stati molto più negativi (fame, malattie, morti) di quelli caldi: non ha senso drammatizzare con toni apocalittici, dobbiamo invece attrezzarci per affrontare la situazione.