Sono nato ad Arezzo nel 1951. Altro spazio. Altro tempo.
La mia infanzia è stata felice, la mia adolescenza è stata inesistente, ma per fortuna non l’ho perduta, avendola vissuta tra i 20 e i 30 anni. Dieci anni di brodo primordiale.
Mi fu detto che non valevo niente e avevano ragione, così decisi di valere, almeno per me.
Dal 1983 è iniziata la costruzione della mia persona che prosegue ancora.
Decisi di mantenere unite la vita professionale e quella personale: insegnavo letteratura e storia, amavo, viaggiavo. Tutto my way.
A scuola me ne stavo per conto mio, felice per le ore che passavo con i miei studenti. Dopo 11 anni di precariato, passai di ruolo. Ho viaggiato in lungo e in largo nel globo e la scelta di farmi piacere il dovere e di considerare un dovere il piacere mi ha portato a vincere due concorsi per insegnare all’estero: così ho passato 11 anni a insegnare in Brasile (a Belo Horizonte), a Parigi (Liceo Internazionale), a Ginevra (Liceo Internazionale di Ferney Voltaire).

A Parigi sono stato Membro della Missione Culturale del Governo Italiano dal 1999 al 2003.
Ho vinto poi il Concorso per Dirigenti Scolastici e ho terminato con la scuola da Preside nel 2016.
Non ho avuto molti amori, anzi; ad un certo punto ho scelto l’amore come faro, ma “io ti amo” era ben poca cosa e così ne ho approfondito i numerosi aspetti uscendo dai luoghi comuni e creando una nuova realtà. Purtroppo non ho fatto i conti con la realtà in cui siamo immersi. Non ho però rinunciato e ho raddoppiato la posta: l’amore doveva fare i conti con la volontà di potenza. Da 23 anni ho proceduto a nuove costruzioni e conformazioni: da queste è nata Beatrice. Ho continuato a viaggiare, ad amare, a creare: lo scavo interiore, e dunque le parole, sono state essenziali.

Dal 1994 mi sono avvicinato al mondo della complessità, grazie al Santa Fe Institute, e questo mondo mi ha modellato così come io ho modellato questo mondo: complessità, amore, parole. Costruzione della mia persona, costruzione del senso della vita.
Ho creato come mio punto di riferimento e strumento per la mia vita la volontà di potenza spirituale: mi ha salvato, ma ho dovuto convivere con la volontà di potenza materiale che ha proseguito il suo cammino senza mai voltarsi. Non si può sconfiggere la violenza con cui questa si muove, ci si può solo allontanare, e non sempre l’ho fatto, ma non è andata male, perché strategia e orizzonti mi sostenevano.

Ho capito che la strategia è fondamentale e gli hub modellano l’esistenza; la tattica viene solo dopo. Per questo penso di aver perso molte battaglie ma di aver vinto la guerra.
Ho scritto molto, inventando e mai desistendo; ho avuto dei riconoscimenti, come al Premio Città di Castello 2018, ma ciò cui tengo in modo decisivo sono due lettere, una di Citati, l’altra del Premio Nobel Octavio Paz. Non dicono che sono un grande scrittore o un grande poeta, ma mostrano interesse e affetto.
Unite all’amore, a mia figlia, ai numerosi studenti che non mi hanno abbandonato, come potrei non essere soddisfatto?

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