Non solo non era uguale a lui, ma addirittura era all’opposto. Era giovane, molto giovane, ma priva di quelle esperienze sentimentali che alla fine del secolo scorso erano cosa comune. E lui non ne soffrì perché pensava da tempo che per la comunità fosse più facile l’approdo al sesso che il tenersi per mano. La volle tenere per mano e accompagnare nel cammino della vita, volendo crescere insieme a lei. Ascoltava le sue parole, i suoi racconti, leggeva i suoi diari, raccolti in un quaderno d’altri tempi, ma scritti con mano veloce e dai tratti gentili. Ricorda ancora il sorriso aperto e luminoso, dolce e diffuso, che la sua incompiuta giovinezza sapeva esprimere. Forse era perché l’incontro avveniva nei luoghi, stranieri e intimi, della sua infanzia o forse perché sentiva l’amore avvolgerla come aveva sempre sognato. Quel sorriso era vero, onesto, sincero, umile, sommesso, ma non era né malinconico né nostalgico, non nascondeva rimpianti né rimorsi né sensi di colpa. Eppure quel sorriso non ne esauriva l’anima, che, forse confusa forse eccitata, si trovava incerta e priva d’esperienza a fare passi che aveva creduto più facili. Quel sorriso, improvvisamente, lasciava il posto a cupe prospettive e oscuri orizzonti che avrebbero sconvolto chiunque, ma non disturbarono lui nè impedirono a lei di tornare al sorriso.

(Emilio Sisi: Allucinazione, 2018)