La scuola non può evitare il confronto con la complessità

Come insegnante di Letteratura e Storia ho sempre utilizzato la mia professione per andare oltre le semplici informazioni e conoscenze; questo mi ha permesso, a partire dal 1994, di far sì che l’incontro culturale con il mondo della complessità servisse da approfondimento di quanto proponevo prima ai miei studenti e poi ai docenti delle scuole che dirigevo.

Ho così potuto valorizzare due aspetti proposti a livello nazionale dal Ministero e dal Governo: la didattica per competenze e l’alternanza scuola-lavoro.
Grazie alla prima si è cominciato a pensare al lavoro del docente come il frutto di una riflessione sui fondamenti epistemologici delle materie insegnate, evitando il noioso e stancante riferimento al “programma ministeriale” che nel frattempo cessava di esistere.

Grazie alla seconda, negli Istituti Tecnici e Professionali, si sono avviate esperienze fortemente innovative a partire dal rapporto con ENEL che ha aperto una strada da noi percorsa con molte altre aziende: dalle Ferrovie alla Nuovo Pignone all’Aeroporto di Firenze a Imprese di Logistica e tante altre. L’aspetto significativo nasceva dal fare scuola in azienda, evitando la tradizionale separazione tra teoria e pratica. E questo è stato reso possibile dalla consapevolezza culturale proveniente dalla scienza della complessità: come dicono i biologi Maturana e Varela, si conosce agendo e il conoscere è già agire. Teoria e pratica, forma e contenuto strettamente legati.